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E’ BOOM PER LA SICILIA, TERRA CHE, PER PRODOTTO E IMMAGINE, E’ NELLE SIMPATIE DEL CONSUMATORE ITALIANO … GLI ASSAGGI MIGLIORI. AZIENDE EMERGENTI E CONFERME. IL PROFESSOR SCIENZA COMMENTA LA VENDEMMIA 2004. ARRIVA LA DOC?

Italia
Una veduta splendida delle vigne siciliane

Non ci sono dubbi: la Sicilia è ormai, dopo la Toscana e il Piemonte, stando ad una recente indagine di WineNews, tra le aree vinicole con maggiore appeal per il consumatore, oltre che terra benedetta per il mercato del vino a livello internazionale. La Sicilia è, semplicemente, riuscita ad emergere più di altri territori, grazie ad una filosofia vincente, composta da un mix giusto tra qualità della produzione, marketing, dinamicità d’impresa, cultura, storia, fascinazione, forte capacità evocativa, imprese che collaborano nella promozione … ed è in grado di creare etichette per tutti i gusti, per tutte le tasche e per tutti i palati, siano essi appassionati di uve internazionali (Chardonnay e Cabernet solo per citarne due, che però in Sicilia trovano, in bottiglia, una loro perfetta caratterizzazione) che amanti di uve di antica coltivazione (la Sicilia, non lo dimentichiamo, è infatti uno dei più ricchi territori-giacimenti di “autoctoni”: dal Nero d’Avola all’Insolia, dallo Zibibbo al Nerello Mascalese, dal Nerello Cappuccio al Perricone).

La proposta - Una doc per proteggere la Sicilia
Competitività fa rima con qualità, ma anche con investimenti, marketing e comunicazione. I risultati sono quindi un trend di vendita marcatamente positivo. La Sicilia vanta anche ricchezze paesaggistiche fenomenali e il 25% dei beni culturali del mondo intero, oltre ai suoi grandi vini un patrimonio da promuovere e da difendere a tutto campo. Sì, perché per quanto riguarda l’immagine del vino qualche problema viene dall’imbottigliamento in altre regioni di prodotti attribuiti a questa terra ma che si sospetta possano essere di altra origine. Da qui la proposta, sposata da Giacomo Rallo e Diego Planeta, di costituire una “Doc Sicilia” che garantisca dalle imitazioni.
“Le imitazioni sono un problema comune a tutti prodotti di successo - sottolineano Diego Planeta e Giacomo Rallo (Donnafugata) - per combatterle bisogna fare una forte politica di marchio. In questo senso la Doc è uno strumento valido, ma deve essere agile, non ingessata dai soliti eccessi di burocrazia. Insomma dovrebbe essere un marchio Doc ma costruito su un modello vicino all’Igt, l’indicazione geografica territoriale”.

Sicilia: i 12 migliori assaggi en primeur
(vendemmia 2004)

Bianchi
1 - Planeta - Cometa - Uve: Fiano
2 - Baglio di Pianetto - Piana del Ginolfo - Uve: Viognier
3 - Cantina Settesoli - Mandrarossa Furetta - Uve: Chardonnay, Fiano
Rossi
1 - Benanti - Serra della Contessa - Uve: Nerello mascalese e Nerello cappuccio
2 - Tasca d’Almerita - Cabernet Sauvignon - Uve: Cabernet Sauvignon
3 - Baglio di Pianetto - Piana dei Salici - Uve: Merlot
4 - Planeta - Santa Cecilia - Uve: Nero d’avola
5 - Barbera - La Vota - Uve: Cabernet Sauvignon
6 - Cusumano - Noà - Uve: Nero d’Avola, Merlot e Cabernet sauvignon
7 - Benanti - Top Pachino - Uve: Nero d’Avola e altre varietà
8 - Tasca d’Almerita - Rosso del Conte - Uve: Nero d’Avola e Perricone
9 - Acate - Frappato - Uve: Frappato

Sicilia en primeur: quattro stelle
(su cinque) per la vendemmia 2004

Morte e resurrezione: metafora della storia enologica della Sicilia e singolare identificazione del suo cammino verso la qualità con l’essenza del mito di Dioniso, dio “nato due volte” (mortem moriendo destruxit, vitam resurgendo reparavit), il “dio straniero”, nella sua ricerca dell’alterità, per trovare la propria identità viticola, fuori di sé.
E’ per questo che, paradossalmente la rinascita della enologia siciliana coincide con l’introduzione nell’Isola, avvenuta dapprima sperimentalmente, di alcuni vitigni alloctoni circa venti anni fa, quasi una sfida che la Sicilia voleva portare al Nuovo Mondo, per dimostrare il valore delle sue risorse ambientali ed umane, confrontandosi ad armi pari con le stesse varietà dei competitori.
Ma la storia si ripete, come dimostra la prima menzione di un vino siciliano fatta da Esiodo che citando il vino più famoso di Siracusa, il Pollio, o di Plinio per l’Alunzio, fanno riferimento alla viticoltura della Tracia e del vino Biblino dai quali aveva tratto origine la coltivazione della vite in Sicilia. Ma come il vino siciliano nell’età classica riuscì a battere il vino della madre patria e già nel II sec.a.C. con la sconfitta di Annibale, divenne il vino più diffuso in Europa, per merito dell’espansionismo romano, con il Mamertino messinese, così la risposta della viticoltura italiana alla pressione commerciale dei vini dell’Australia, è soprattutto affidata ai vini siciliani.
Vini nuovi però, non più ottenuti da varietà internazionali ma espressione della ricchezza genetica siciliana che con il progetto di selezione clonale e di valorizzazione del germoplasma antico promosso dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione, ha evidenziato una variabilità genetica e qualitativa insperate, che aspettano di essere valorizzate da un adeguato progetto di zonazione viticola regionale, premessa necessaria a tutte le politiche di tutela dei vini varietali di maggiore successo (Nero d’Avola, in primis), sottoposti attualmente ad una pressione speculativa sia nazionale che internazionale che rischia di vanificarne l’immagine positiva conquistata con grande fatica in questi anni.
Ma i veri protagonisti, assieme ai vitigni, sono i vinificatori siciliani, piccoli e grandi, che in questi anni, aiutati anche dall’Ente pubblico, sono riusciti a capovolgere un atteggiamento fatalisticamente negativo che vedeva nella Sicilia, l’isola del vino da distillare.
I vini siciliani sono buoni, sono convenienti ma hanno soprattutto un margine di progresso enorme sia per le risorse umane che ambientali presenti sull’Isola, anche se in futuro bisognerà non solo fare ma anche pensare di più, in termini organizzativi e gestionali sia a livello di sistema che di singole aziende.
Il mondo non conosce ancora i vini austeri di Perricone o quelli fini del raro Nerello cappuccio dell’Etna, dell’interessante Grillo, il più nobile vitigno del Marsala oggi vinificato per farne un elegante vino bianco o del Catarratto lucido dal gusto iodato e finemente resinoso.
La Sicilia è una zona viticola che a differenza di altre in Italia, ha una capacità inconsueta di morire e di rinascere, novella Fenice, perché i vincoli della tradizione, pur essendo molto saldi, non rappresentano quell’elemento di continuità con il passato che spesso limita o rallenta l’adozione dei risultati dell’innovazione.
Tradizione , non da tradizio, tradere, trasmettere ma da lagos, legein, legame, partecipazione. Ed ancora una volta emergono le radici greche dove la tradizione è intesa come sviluppo di una identità collettiva, partendo dall’affermazione che è giovane tutto ciò che è vicino alla nostra origine e che conduce verso la propria origine. Forse per capire loro stessi, i siciliani, come per i greci alla ricerca di una nuova patria, ”per aprire alla luce la terra natale” come diceva Heidegger attuano quindi quel “tradimento fedele” che è alla base di ogni progresso.
La tradizione va presa sul serio: oggi si assiste tra i produttori di vino siciliani da un lato ad una esaltazione spesso solo verbale del modello della tradizione, che però per conservarsi puro dovrebbe restare distante dal mercato e dall’altro ad una pervasiva pratica liberistica che ha come solo scopo l’efficienza e la creazione di ricchezza. In particolare sembra manifestarsi il predominio di una certa versione “mortificata” della tradizione che guarda al passato solo per celebrarlo e che espelle dal proprio orizzonte culturale la reciprocità tra sfera economica e sfera sociale che è alla base della formazione stessa della tradizione come indica l’origine semantica della parola.
Degustando vini dell’annata 2004, più che le sonorità mediterranee dell’ouverture della “Cavalleria rusticana”, si avvertono le voci prodotte da una natura romantica, originale e tutt’altro che melanconica della Prima Sinfonia di G.Mahler.
Le differenze metereologiche con il 2003 rendono le peculiarità climatiche del 2004 ancora più originali, quasi anomale. Inoltre le piante che sono uscite molto provate dalla siccità del 2003 hanno manifestato comportamenti fisiologici tutti improntati verso un rallentamento delle principali fasi fenologiche, in particolari quelle che vedevano il maggior coinvolgimento delle riserve glucidiche (invaiatura e maturazione), molto ridotte nei siti d’accumulo, rispetto alla norma.
A questo ritardo si è aggiunto quello dell’annata 2004, più piovosa della norma e con temperature medie più basse, che ha amplificato le risposte della vite sia nell’intensità degli accumuli di materia colorante e di aromi nelle bacche che nelle caratteristiche strutturali degli stessi.
Le maturazioni sono state più lente e le sintesi dei costituenti nobili della qualità sono avvenute in un regime termico più basso anche se molto luminoso. Il leggero incremento produttivo riscontrato è stato agevolmente controllato dalla maggiore efficienza degli apparati fogliari e quindi la qualità delle uve non è stata minimamente intaccata.
Pur con le differenze tra i vitigni e tra le zone viticole dell’isola, un vero continente da questo punto di vista, si può affermare che i vini del 2004 presentano nella tipologia bianchi una insolita freschezza e finezza aromatica, che evolverà molto positivamente in bottiglia per tempi abbastanza lunghi, anche per gli effetti sulla stabilità biologica e sul profilo sensoriale dei composti secondari della malolattica. Da molto tempo, anche per merito dell’ormai generalizzato condizionamento termico delle fermentazioni dei vini bianchi, non si riscontravano in Sicilia dei vini dai profili aromatici così ricchi ed eleganti. Certamente vini a cinque stelle.
Il profilo sensoriale dei vini rossi del 2004 è forse quello che più colpisce i nostri sensi. I vini appaiono certamente diversi da quelli che di norma la Sicilia offre, nei quali le caratteristiche climatiche estreme degli ultimi anni, avevano favorito grandi concentrazioni di colore e struttura, ma forse un appiattimento del profilo sensoriale su alcuni descrittori comuni a tutte le regioni calde quali la frutta matura, la prugna cotta, la liquirizia, un tannino talvolta troppo reattivo ed una leggera attitudine ai toni ossidativi.
Dalla vendemmia 2004 sono usciti vini con un buon patrimonio polifenolico, con tannini morbidi e dolci ma soprattutto molto eleganti. Chi non ha gestito con attenzione i vigneti, proporzionando la produzione di uva al potenziale fotosintetico della chioma ha ottenuto vini magri e talvolta dai toni vegetali.
In generale però come dimostrano le prime degustazioni di vini conservati in legno, i vini si presentano abbastanza evoluti sensorialmente con descrittori sensoriali quasi più atlantici che mediterranei (compare spesso un piacevole nota di menta e cioccolata), che consiglia probabilmente un imbottigliamento anticipato rispetto agli altri anni.
Questi vini, con la loro evoluzione positiva in bottiglia saranno probabilmente una piacevole sorpresa per i consumatori che avranno la pazienza di conservarli per qualche anno nelle loro cantine. Con le debite e numerose eccezioni la qualità dei vini rossi siciliani dell’annata 2004 è certamente degna di essere premiata da quattro stelle.
Attilio Scienza - Docente di vitivinicoltura alla Statale di Milano

I vitigni di antica coltivazione: sono 28 quelli attualmente identificati
da una ricerca. un patrimonio che darà slancio ad settore

E’ nella valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani antichi il futuro della vitivinicoltura siciliana: a fronte delle numerose varietà attualmente in produzione, 10 in tutto per un superficie vitata pari all’80%, sono stati individuati altri 28 vitigni locali antichi e altri ancora sono da individuare. E’ questo uno dei risultati della ricerca commissionata dalla Regione Sicilia al professor Attilio Scienza, docente di vitivinicoltura alla Statale di Milano.
“Lo sviluppo del settore vitivinicolo in Sicilia deve passare, dice Scienza, “attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni; occorrerebbe, al più presto recuperare varietà antiche che si sono perse nel tempo”. Questi i vitigni antichi rinvenuti tra il 2003 e 2004 nel corso della ricerca: Alzano, Barbarossa, Bottone Gallo, Bracaù o Grecaù, Dolcetta, Dunnuni, Grossonero, Maialina, Mannella Nera, Monsonico Nero, Nivureddu, Precoce, Prunesta, Racinedda, Recunu, Regina, Rosata, Tallone, Tintorè o Ibisu, Verbo rosso, Visparola, Zu’ Matteo, Zuccarato, Inzolfa Nera, Racina di vento, Rucignola, Fiore d’Arancio e Cornicchiola.
“La polverizzazione della varietà ha favorito il permanere di una viticoltura familiare, caratterizzata da forme di allevamento tradizionali e dalla conservazione di vecchi varietà, spesso presenti contemporaneamente nei vigneti. Oggi per noi questo è un importante patrimonio da preservare e da mettere a reddito”.

“Il buono della Sicilia”, premio giornalistico
a Monica Larner (Wine Enthusiast) e Isao Miyajiama (Vinoteque)

Assovini Sicilia, a Sicilia en primeur , ha assegnato un premio giornalistico (del valore di 1.500 euro cadauno), a pari merito, a Monica Larner, giornalista americana del mensile Wine Enthusiast ed a Isao Miyajiama, giornalista del mensile giapponese Vinoteque. La giuria era composta da Lucio Tasca, presidente di Assovini Sicilia, e dai giornalisti Vincenzo Morgante e Andrea Gabbrielli. Larner “ha colto perfettamente lo spirito innovativo che anima il mondo del vino e gli sforzi che le aziende, grandi e piccole, stanno compiendo per valorizzare un patrimonio di uve e di vini unico al mondo”; Miyajiama “ha scelto di descrivere, non solo i territori e le cantine, ma gli uomini e le donne che le guidano e per avere contribuito a far conoscere con ricchezza di particolari i nuovi vini siciliani ai consumatori giapponesi”.

Focus - Le cifre della “Sicilia del vino”,
un settore vale 550 milioni di euro

Il comparto vitivinicolo siciliano contribuisce alla formazione della Produzione Lorda Vendibile nella misura del 20% (550 milioni di euro) e copre un fabbisogno di lavoro di 6 milioni di giornate annue ed interessa una superficie di 138.000 ettari con una produzione di 10 milioni di quintali di uva per un totale di 7 milioni di ettolitri di vino.
Nell’export, il vino siciliano imbottigliato sorpassa quello sfuso: nel quinquennio 1999-2003 il valore medio dei vini confezionati è stato pari a 48,6 milioni di euro, a fronte del valore medio pari a 37,3 milioni dei vini sfusi. E ciò nonostante la notevole differenza delle quantità vendute (196.000 ettolitri di vino confezionato a fronte di un milione e 51.000 ettolitri di vino sfuso). L’export di vino sfuso si è concentrato prevalentemente sul mercato Unione Europea con percentuali che oscillano dal 91% al 99%; per il vino imbottigliato, il prezzo medio per litro è risultato pari a 2,9 euro. A fare la parte del leone dell’export ovviamente i paesi Ue dove nel 2003, ultimi dati disponibili, sono pervenute il 67,2% delle bottiglie esportate. Segue l’America settentrionale con il 13,6%, gli altri paesi europei con il 6% e l’Asia orientale con il 4,4%. “Questi risultati - afferma il presidente di Assovini Sicilia Lucio Tasca d’Almerita - sono stati ottenuti grazie ad una strategia complessiva che ha fatto sì che il vino diventasse ambasciatore dell’isola nel mondo. Un modo nuovo di pensare all’export che ha determinato sinergie tra pubblico e privato e tra i diversi settori produttivi soprattutto quelli dell’agro-alimentare”. Da sottolineare che, nel 2003 (ultimi dati disponibili), la produzione di Igt e Doc ha toccato i 365.563 ettolitri, pari all’1,8% del dato nazionale.
Un settore quindi con grandi potenzialità che ha indotto la Regione Sicilia a mettere in piedi una strategia complessiva che faccia sistema tra la vitivinicoltura e gli altri settori produttivi con tre direttrici prevalenti: miglioramento della qualità delle uve e dei vini; innovazione, ricerca e valorizzazione della filiera vitivinicola; marketing e turismo enogastronomico. “Il vino - afferma l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alessandro Pagano - oltre ad essere parte integrante della cultura della nostra regione, sottolinea la capacità dei siciliani di rinnovarsi pur mantenendo la tradizione e la qualità di un prodotto che rappresenta, non solo un significativo biglietto da visita, ma anche un fondamentale volano per la nostra economia verso il mercato nazionale e internazionale”. Va nella direzione del connubio tra vino e turismo la recente politica regionale che ha portato alla realizzazione delle strade dei vino e a creazione di un network di enoteche locali. “Il settore del vino - sottolinea l’assessore regionale al turismo Fabio Granata - ha permesso di trainare, recuperare e rilanciare le tre T dello sviluppo turistico, talento, tradizione, terra. Tutto è ricominciato dal vino che ha spostato di nuovo l’attenzione sui temi della terra e della cultura, grazie anche ad una azione di tipo imprenditoriale”.

Il libro - “Sicilia, l’isola del vino”di Antonino Buttitta
Un’opera, voluta da Assovini Sicilia, sulle storie mitiche del vino

“Sicilia, l’isola del vino” è il titolo del libro edito da Kalòs con Assovini Sicilia. Un libro senza tempo perché è di tutti i tempi, firmato da Antonio Buttitta, docente di antropologia culturale all’Università di Palermo, che si compone di 140 pagine, in un’elegante veste editoriale. Accompagna il lettore attraverso i miti e le storie che nel Mediterraneo hanno segnato lo sviluppo della civiltà, spesso intrecciato a quello della conoscenza della vite e del vino. “La Sicilia consegna - dice Buttitta - il suo futuro al vino, al suo valore simbolico ed economico che è identificante del territorio. La storia del vino in Sicilia, è la storia della Sicilia”.

Le aziende: emergenti (Acate, Barbera, Baglio Pianetto),
conferme (Benanti, Cusumano, Donnafugata, Planeta,
Settesoli, Tasca d’Almerita) e “dolce” sorpresa (Murana)

Acate
L’ultimo arrivato nella cantina Valle dell’Acate si chiama Tane’, che vuol dire Gaetana in dialetto siciliano. Un Nero d’Avola che nasce dalla selezione dei grappoli delle vendemmie importanti. Prodotto nella vendemmia 2000, 2002 e 2003. Racchiude in se la filosofia dell’azienda, la ricerca della qualità ed il valore della tradizione e del territorio. Una filosofia che nasce con l’azienda e continua anche oggi, riunire i produttori della valle d’Acate, che vantavano una lunga tradizione vitivinicola, per produrre vini autoctoni, Frappato e nero d’Avola. Ancora oggi l’obiettivo principale per l’azienda vitivinicola è reimpiantare entro il 2006, vinificando, solo le uve dei vigneti di rigorosa qualità. Dal 1990 l’azienda di famiglia ha subito una svolta pur mantenendo fermo l'intento iniziale di valorizzare il territorio ed i vitigni che gli appartengono, ma con un obiettivo ancora più preciso: vini solo di qualità, autoctoni ma al tempo stesso moderni, che tutto il mondo potesse conoscere ed apprezzare. Nel 2003 circa 50 ettari producono circa 350.000 bottiglie. I vini: la doc Cerasuolo di Vittoria, i rossi Igt Sicilia: Frappato, Moro, i bianchi Igt Sicilia: Bidis e Inzolia e nel 2002 l’ultimo nato Igt Sicilia rosso: Tanè. Indirizzo: Contrada Bidini 97011 - Acate (Rg) Tel: 0932/874166 www.valledellacate.com
Baglio di Pianetto
E’ un'azienda giovanissima tanto che il 2002 è stato l’anno della commercializzazione dei primi vini, un bianco ed un rosso. Il baglio è un antica Residenza del Barone di Ramione costruito alla fine del ‘800 a protezione dalle invasioni. Con l’intento di riportarlo agli antichi splendori, l'agriturismo aprirà al pubblico nella primavera del 2005. rosso. Possiede 150 ettari di terreno, ma solo circa 65 ettari sono in produzione, il resto è in fase di reimpianto. Obiettivo dell’attuale proprietà è una produzione vinicola di alta qualità, con una connotazione fortemente regionale, che privilegia le uve autoctone siciliane, come l'Inzolia e il Catarratto per i bianchi, e il grande Nero d’Avola per i rossi ma anche vitigni come il viognier. Ettari vitati: 80 a Pianetto (Pa) e 70 in località Baroni, nel comune di Pachino (SR). I vini: Ramione, Ficiligno, Piana dei Salici e Piana dei Cembali (imbottigliati nell'aprile 2003). Indirizzo: Contrada Pianetto 90030 Santa Cristina Gela (Pa) Tel.: 091.8570002 www.bagliodipianetto.com
Cantine Barbera
In Sicilia, a Menfi, la famiglia Barbera coltiva la vigna da generazioni. Dopo anni di sperimentazioni in campo, dedicati alla valorizzazione e riqualificazione dei vigneti della Tenuta di Belicello, sono stati selezionati vitigni autoctoni ed internazionali che esprimono un eccellente potenziale organolettico, adattandosi perfettamente alle straordinarie condizioni climatiche del nostro territorio. Nasce, così, il progetto Cantine Barbera, con l’obiettivo di trasferire nel vino la ricerca, appassionata e tenace, in direzione della qualità. Cercando di interpretare, nel rispetto delle caratteristiche tipiche di ogni cultivar, l’anima e la forza della terra, con vini tutti monovarietali: l’Inzolia “Dietro Le Case” ed il Nero d’Avola “La Costa”, il Merlot “Azimut”, affinato esclusivamento in acciaio, lo Chardonnay “Piana del Pozzo” ed il Cabernet Sauvignon “La Vota”. Indirizzo: Contrada Terranova Strada Provinciale 40 - 92013 Menfi (Ag) Tel/Fax: 0925.570442 www.cantinebarbera.com
Benanti
Giuseppe Benanti, il noto industriale farmaceutico catanese titolare dell’azienda, prima di passare alla fase produttiva, ha svolto una ricerca sulle diverse giaciture dei terreni finalizzata alla selezione delle uve più adatte. I nuclei vitati dell’azienda, che si trovano nei comuni di Castiglione di Sicilia, Milo, Trecastagni, Viagrande, Santa Maria di Licodia, hanno reso l'azienda unica dell'Etna in grado di offrire una produzione di vini Doc con caratteristiche e sfumature di grande rilievo. Oggi, con i Palmenti Benanti, si rivaluta la cultura del vino delle zone a più ad alta vocazione vitivinicola dell’Etna. I vini: Etna Bianco di Caselle, Etna Rosso di Verzella, Moscato Passito di Pantelleria Coste Mueggen, Etna Bianco Superiore Pietramarina, Etna Rosso Rovittello, Lamorèmio, Edèlmio. Indirizzo: Via Garibaldi, 475 95029 Viagrande (Ct) Tel.: 095.7893438 www.vinicolabenanti.it
Cusumano
Centoquaranta ettari di vigneti situati in zone vocate e differenziate per condizioni microclimatiche, studio e la sperimentazione nelle vigne e nelle cantine, costituiscono il prezioso patrimonio dell’azienda Cusumano. Grazie alla profonda conoscenza del territorio siciliano, l’azienda ha individuato nel tempo i vigneti migliori per le diverse tipologie di uva. Uva che regala vini di spiccata personalità e grande piacevolezza. La Cusumano è proprietaria di 300 ettari di vigneti ubicati in differenti zone della Sicilia: Partinico, Monreale, Piana degli Albanesi, Alcamo, Salemi, Mazara del Vallo, Butera e Pachino; zone particolarmente vocate per la coltivazione di specifiche cultivar, sia quella autoctone che quelle alloctone. I vini: Angimbè, Cubìa, Jalè, Sàgana, Benùara, Noà. Indirizzo: Contrada San Carlo 90047 Partinico (Pa) Tel. 091.8903456 www.cusumano.it
Tenute Donnafugata
Goethe scriveva che “’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito, soltanto qui è la chiave di tutto”. È la stessa frase con cui apre il proprio sito internet di Donnafugata. Un’avventura che parte dalle cantine di famiglia a Marsala e dalle vigne di Contessa Entellina nel cuore della Sicilia occidentale, per approdare poi a Pantelleria, facendosi strada verso la “Qualità Estrema”: un progetto che punta alla cura dei particolari dando luogo a scelte imprenditoriali che perseguono obiettivi sempre più avanzati. I vini: Damaskino, Anthilia, Lighea, La Fuga, Vigna di Gabri, Chiarandà del Merlo, Sedara, Anghelli, Tancredi, Mille e una Notte, Moscato di Pantelleria Kabir, Moscato Passito di Pantelleria Ben Ryè, grappa. Indirizzo: Via Sebastiano Lipari, 18 91025 Marsala (Tp) Tel.: 0923.724200 www.donnafugata.it
Planeta
Da diverse generazioni la famiglia Planeta è impegnata nella valorizzazione delle terre di Sambuca di Sicilia e di Menfi in provincia di Agrigento. L’avventura nel vino inizia nel 1985 sulle sponde del lago Arancio, a Sambuca di Sicilia con la voglia di dimostrare i valori della Sicilia del vino. Dal primo vigneto, Planeta si è impegnata su tre fronti: la valorizzazione delle varietà autoctone, l’impianto dei migliori vitigni internazionali. L´azienda, di proprietà della famiglia, viene condotta da Alessio, Francesca e Santi Planeta con il contributo di un grande enologo piemontese, Carlo Corino, dando vita a vini che esprimono il meglio della nuova enologia siciliana. Oggi l’azienda è uno dei portabandiera del Rinascimento vinicolo della Regione. I vini: La Segreta bianco, La Segreta rosso, Cerasuolo di Vittoria, Alastro, Santa Cecilia, Chardonnay, Cometa, Syrah, Merlot, Burdese. Indirizzo: via Michele Amari, 22 90139 Palermo Tel.: 091.327965 www.planeta.it
Settesoli
Tra i 6.000 ettari di vigneto, le Cantine Settesoli hanno selezionato nel tempo 600 ettari a più spiccata vocazione viticola. Oggi accanto ai vitigni della tradizione autoctona, quali Grecanico e Nero d’Avola, si sono magnificamente acclimati vitigni internazionali quali Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot e Sirah. Oltre 30 vendemmie hanno affinato l’esperienza nella coltura dei vigneti estesi su 6.500 ettari e curati da oltre 2.300 soci. Il patrimonio viticolo è formato da vitigni tipici della fascia mediterranea, come Grecanico per le uve a frutto bianco, il Nero d’Avola per le uve a frutto rosso. Nel 1999 è nata la linea Mandrarossa, dedicata al mondo della ristorazione, delle enoteche e dei wine bar. I vini: Linea Inycon (Chardonnay, Nero d’Avola, Cabernet, Aglianico, Merlot, Syrah); Linea Mandrarossa: Syrah, Cabernet Sauvignon, Bendicò, Merlot, Nero d’Avola, Bonera, Grecanico, Fiano, Chardonnay, Feudo dei Fiori, Vendemmia tardiva, Furetta. Indirizzo: Strada Statale 115 92013 Menfi (Ag) Tel.: 0925.77111 www.mandrarossa.it
Tasca d’Almerita
La storia dell’azienda inizia nel 1830 quando i fratelli Don Lucio e Don Carmelo acquistarono l’ex feudo Regaleali, circa 1200 ettari nelle campagne di Sclafani, al confine della Provincia di Palermo con quella di Caltanissetta. Oggi è una delle più prestigiose e rappresentative aziende siciliane conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Gran parte del merito di questo successo si deve alle intuizioni del Conte Giuseppe Tasca, che a partire dalla fine degli anni Cinquanta sino alla sua scomparsa ha contribuito attivamente a rendere Regaleali un’azienda d’avanguardia nel panorama vitivinicolo nazionale. Da molti anni l’attività è portata avanti da suo figlio Lucio a cui recentemente si sono aggiunti anche i nipoti, Alberto e Giuseppe. I vini: Regaleali Bianco, Rose di Regaleali, Regaleali, Nero d’Avola, Leone D’Almerita, Camastra, Cygnus, Nozze d’Oro, Rosso del Conte, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Grappa di Chardonnay, Grappa di Rosso del Conte, Almerita Brut. Tenuta di Regaleali: Contrada Regaleali 90020 - Sclafani Bagni (Pa) Tel.: 0921.544011- 091.6459711 www.tascadalmerita.it
Salvatore Murana
L'azienda nasce a Pantelleria nel 1984 quando Salvatore Murana ha deciso di dar vita ad una impresa vinicola tutta sua. Ha puntato subito in alto ed il lavoro lo ha premiato. Oggi ha raggiunto i massimi livelli, ma l'impostazione è rimasta quella artigianale volta a creare grandi vini di qualità. I vini di Salvatore Murana sono apprezzati in tutto il mondo, hanno avuto numerosi riconoscimenti da parte dei maggiori esperti, ma l'anima è rimasta sempre la stessa. Salvatore ha saputo rimanere attaccato al proprio territorio e trasferire nelle sue bottiglie il profumo della sua isola, Pantelleria. L’ultima sua invenzione, l’Isola nell’Isola, in quel di Muegen, dimostra il suo grande coraggio, la sua capacità di far andare in una parte remota di Pantelleria centinaia di turisti innamorati del suo passito o del suo vino bianco da tavola. I vini: bianco di Pantelleria Gadì, passito Khamma, passito di Pantelleria Martingana. Indirizzo: Contrada Kamma 276 91017 Pantelleria (Tp) Tel. 0923. 915231 www.salvatoremurana.com  

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