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Economia / La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Masi, operazione di private equity con Borsa come obiettivo finale ... Da impresa famigliare a gruppo internazionale player nella competizione globale del vino nei quattro Continenti. Con un nuovo assetto societario frutto di una operazione di private equity e la Borsa come obiettivo finale. E un progetto di fondo che è quasi una filosofia: creare un polo del vino di qualità delle Venezie. Ne ha fatta di strada la Masi Agricola Spa di Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona) in quindici anni. Ha triplicato il fatturato (oggi sta sui 46,5 milioni di euro), è diventata una delle prime dieci aziende vitivinicole in Italia e primo produttore di Amarone con 650.000 bottiglie del vino che piaceva tanto a Hemingwy, controlla direttamente o indirettamente 1100 ettari di vigneto tra Italia e Argentina ed esporta quasi l’88% dei 10 milioni di bottiglie che produce.

L’artefice della rivoluzione si chiama Sandro Boscaini, veronese doc, vigneron col senso degli affari e una passione per il vino della sua terra. “Il vino italiano - dice - è enormemente cresciuto in qualità ma le imprese non hanno dimensioni adeguate ai mercati globali. La strada davanti a noi è una sola: la qualità nella quantità. Considerando che abbiamo un solo fattore competitivo: il vino di territorio destinato a fasce medio-alte di consumatori”.

Insomma bisogna puntare su strutture adeguate, massa critica e finanza perché crescere costa e conquistare i mercati internazionali ancora di più. Così il gruppo Masi ha cambiato pelle, ha aperto a nuovi soci finanziari e, in prospettiva, a soci industriali internazionali. In questa prima fase la famiglia Boscaini ha ceduto il 28,5% ad Alcedo Sgr (per conto dei fondi chiusi Cardine Impresa e Eptasviluppo), liquidando i componenti della famiglia non più interessati ad essere attivi in azienda. Il 73% della società resta saldamente in mano al presidente Sandro Boscaini, i cui figli Alessandra e Raffaele sono da tempo inseriti in azienda.

“La finanza serve per fare sistema, per essere aggreganti rispetto ad altre cantine e ad altri vigneti. Per creare un polo del vino veneto attorno ad un forte marchio commerciale, conosciuto in tutto il mondo”. L’operazione che ha in mente Boscaini ha un modello, si chiama Serego Alighieri, dal nome della più grande azienda agricola della Valpolicella, da 21 generazioni di proprietà degli eredi del sommo poeta nazionale. La proprietà resta della famiglia (oggi rappresentata dal conte Pieralvise Alighieri), tutto il resto (vigneti, cantina, marketing e distribuzione) sono in gestione al gruppo Masi attraverso una società mista con la famiglia Serego Alighieri. Una formula innovativa che permette di mettere assieme 520 ettari di vigneto controllati direttamente, oltre ad altri 580 ettari in convenzione, la ‘massa critica’ che oggi serve per fare impresa. Il gruppo Masi, oltre a produrre, diventa fornitore di servizi di marketing, vendita, tecnici e amministrativi per aziende più piccole, prive di strumenti e risorse, aggregate per acquisizione o joint venture, accomunate da uno spirito ‘veneto’. “La chiave - spiega il re di Amarone e Valpolicella - è quella del completamento della filiera e dell’integrazione di gamma dei prodotti, in modo da poter offrire ai mercati la più rappresentativa e completa produzione delle Venezie”.

L’altro obiettivo comune è quello di arrivare - tra cinque/sette anni - alla quotazione in Borsa per l’ulteriore sviluppo del gruppo e per confermare a livello internazionale la serietà e la reputazione dei marchi. “La Borsa è un sogno per tutti, la consacrazione del made in Italy. Certo che non mi faccio illusioni: bisogna essere pronti. Avere massa critica e solidità di mercati”. Mercati che parlano rigorosamente veneto per il fondatore della Masi e patrocinatore dell’omonimo premio culturale. “I miei vini raccontano il territorio come i nostri grandi scrittori, come l’architettura delle nostre città”. E lo ‘stile veneto’ Boscaini l’ha esportato anche in Argentina, ai piedi delle Ande, dove - nella provincia di Mendoza - Masi produce il Passo Doble, un rosso potente e fruttato (uvaggio di Malbec argentino e Corvina veronese stramatura) adatto ai mercati internazionali e con un prezzo ‘d’attacco’ (12 euro). La ricetta è sempre quella: “Vini di grande personalità fortemente ancorati al territorio. E’ questo il vantaggio competitivo di Masi nell’agguerrita concorrenza internazionale: uve autoctone e originalità di metodo di produzione li fanno apprezzare nel mondo”.

Parla veneto anche Alcedo, operatore di Private equity già appartenente al gruppo Sanpaolo e recentemente acquisita da Giovanni Gajo, presidente, e Maurizio Masetti, amministratore delegato, con il supporto di Palladio Finanziaria e Veneto Banca. Alcedo Sgr gestisce direttamente i fondi chiusi Cardine Impresa ed Eptasviluppo operanti con un patrimonio di 106 milioni di euro, di cui circa 70 milioni investiti in diciassette operazioni. “Con questa operazione - conclude Boscaini - puntiamo a consolidare e sviluppare la significativa crescita degli ultimi anni e, con Alcedo, rafforziamo la posizione finanziaria dell’azienda, oltre che la struttura manageriale”.

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