“Mi sono regalato una vita nuova, dopo 24 anni e due mesi dopo 287 numeri della rivista, considerando anche quelli (più di 40) usciti tra l’86 e il 91 come inserto prima e come supplemento poi de “Il Manifesto”, 24 edizioni della guida dei vini, un’altra 30 tra quelle tradotte in inglese e tedesco, e 21 edizioni della guida dei ristoranti e quant’altro”. Così Daniele Cernilli, da oggi ufficialmente ex-direttore del “Gambero Rosso”, spiega in esclusiva a WineNews.tv la sua scelta di lasciare il gruppo editoriale romano di cui, insieme a Stefano Bonilli (fino al 2008), ha fatto la storia.
“Sono legato alla storia del Gambero Rosso e a tutto il percorso fatto per 22 anni con Stefano Bonilli, anche se oggi i rapporti non sono più lineari come un tempo. In qualche modo ho garantito il passaggio dall’era precedente a quella attuale, garantendo anche la maggior parte dei posti di lavoro. Se avessi lasciato 2 anni fa - spiega Cernilli (ovvero dopo il licenziamento di Bonilli, ndr) - sarebbe stato un cataclisma probabilmente. Invece così si è arrivati a un bilancio in pareggio, ad situazione economica più tranquillizzante, e ho deciso che forse potevo anche trovare altre strade, tornare a passaggi passati, e anche a fare cose divertenti per il futuro”.
In ogni caso, il “Gambero Rosso” ora non sarà più quello di prima.
“Si, ma non è un problema. Intanto perché lascio un Gambero risanato e con delle squadre di lavoro che sono efficientissime, sia nelle guide che nella tv. La Roma può giocare bene anche senza Totti. Io mi sto lasciando bene, non voglio dire cose sgradevoli, sicuramente ci sono motivazioni che vanno al di là della voglia di novità. È anche il fatto di fare un’azienda completamente diversa da quella che era alle origini, basata anche su rapporti commerciali, con degli inserzionisti pubblicitari, che è anche giusto, ma io sono un po’ più romantico, a me piaceva più il Gambero degli inizi, con meno persone, più piccolo, con specificità molto particolari. È da quando c’è la Città del Gusto che c’è sta un’escalation più aziendalista, che non è più nelle mie corde, perché sono più un artigiano che un capitano d’industria”.
Città del Gusto, esattamente uno dei progetti più discussi e criticati del gruppo. Un progetto che avvallerebbe ancora o un progetto sbagliato?
“Più che sbagliato quelle delle Città del Gusto è stato un progetto sfortunato. Noi abbiamo iniziato nel 2001, poi c’è stato “l’11 settembre”, la crisi, un disastro economico via l’altro, forse c’è stata anche una gestione iniziale eccessivamente dispendiosa. Attualmente il progetto è in linea con quelle che sono le aspettative e i fatturati. Il problema è che io mi sono sempre occupato di vino e non di wine bar o di corsi di cucina, non fa parte delle mie specificità, sono un pesce fuor d’acqua a questo livello qui. Forse un Gambero cresciuto così non è più un Gambero che può avere me nel gioco, perché è un’azienda profondamente diversa. Ed è legittimo che lo sia, beninteso, come è legittimo che le nuove leve del Gambero facciano il loro percorso. Io sono anche una figura “ingombrante” in tutti i sensi, non solo fisico - scherza Cernilli - e rischio di “tappare” quello che c’è di capacità innovative, perché io ho le mie idee, per certi versi forse superate, o solo diverse. Ma voglio dire anche che non ho problemi con l’attuale proprietà e management, non con Paolo Cuccia o con Carlo Ottaviano. Forse i problemi stanno da altre parti”.
Ma, dopo 24 anni, se dovesse fare un bilancio, cosa c’è di positivo e cosa non gli piace nel mondo del vino?
“Il mondo del vino è cambiato tanto, a me piaceva molto quello di qualche anno fa. Oggi di vini forse ce ne sono troppi, e si fa troppo scalpore su cose anche minime. Io non sono contro blog e forum, ma non mi piacciono quelli che alzano troppo la voce, o che vogliono fare i fenomeni. Anche perché, parliamoci chiaro, sono cose importanti ma sono ancora limitate come audience, fanno parte di “radio bottiglia”, come diciamo in gergo. Detto questo, ci sono dei fantastici blog e forum, uno dei quali è proprio quello del Gambero, che continuerò a frequentare. Al di là di questo, mi è rimasta una straordinaria esperienza: io facevo il professore delle medie, e aver cambiato mestiere 20 anni fa, ed essere diventato oggi un buon scrittore di vino è stata un percorso interessante. Ma non piacciono più i toni, non mi piace che per ogni stupidaggine si faccia un caso di stato, non mi piace il vino urlato. Anche perché i produttori di vino non urlano, amano il loro lavoro, fanno vino per passione nella maggior parte dei casi, e sono molto lontani da questo tipo di comportamento. E credo che chi fa cose di questo genere, cercando anche un po’ di scandalismo a basso costo lo faccia a danno del mondo del vino, e non a favore”.
Chiuso un capitolo, dunque, se ne apriranno degli altri ...
“Ho tanti progetti, nel senso che sono abbastanza cercato, ma una cosa la farò di certo. Il mio sito che si chiamerà “Doctor Wine”, che sarà un sito di degustazioni, di analisi di ristoranti, di prodotti, di vitigni e di queste cose qui. Non farò un blog/forum, e, magari per la parte delle notizie, spero di avere un accordo con WineNews. Altre cose le vedrete, si sapranno entro qualche mese, ci sono tanti contatti interessanti, ma di certo non morirò di fame, devo lavorare altri 9 anni per andare in pensione ...”.
Lei ha vissuto tutto l’epopea delle guide enogastronomiche. Hanno ancora un ruolo, o saranno soppiantante da internet?
“Non ho mai capito la differenza tra una guida dei vini e le recensioni dei blog, a parte il fatto che quelle dei blog non sono così complete, ma è un altro discorso. Le guide possono andare benissimo sulla rete, quindi ci saranno per e-book, non saranno stampate, ma non ci trovo una grande differenza. In fondo, anche quelli che fanno la guida del Gambero non sono professionisti, ma appassionati esattamente come quelli che fanno i blog. Si comprano le bottiglie, non gli arrivano gratuitamente a casa, c’è tanta mala informazione su quello che succede. In redazione sono sempre arrivate le bottiglie per le degustazioni, e noi ci siamo sempre appoggiati ai consorzi, a delle strutture terze, nessuno si è mai appropriato di niente, nessuno ha mai fatto affari su questo. Penso che siano solo modi diversi per fare informazione: più diretto quello di blog e forum, più mediato da controlli incrociati quello delle guide, ma non credo che sia un fatto negativo”.
E allora, tanti auguri a Daniele Cernilli e al mondo del vino!
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