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IMPRESA E FUTURO

Etica unita al profitto: la filiera del vino e dell’agroalimentare nel trend delle “società benefit”

Numeri in crescita ed esempi eccellenti: da Avignonesi a Feudi San Gregorio e Perlage Winery nel vino, ma anche realtà come illycaffè e Fratelli Carli

Certificare la sostenibilità ambientale è importante, ed il vino italiano aspetta il completamento del percorso che porterà allo standard nazionale unico. Ma non basta già più, in tempi in cui tutto muta in fretta. E per chi deve lavorare su mercati sempre più competitivi, per il vino e non solo, sia in termini di capacità di vendere i propri prodotti, che nell’attrarre capitali economici e professionali, il tema dell’etica, soprattutto se certificata e comunicabile, diventa un valore aggiunto importante. Ed è anche così che si spiega il boom delle “società benefit”, ovvero quelle realtà che “integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera”, come spiega www.societabenefit.net, il portale di informazione in materia curato da B Lab e AssoBenefit.
Una forma giuridica che l’Italia ha introdotto nel 2016, primo Paese in Europa e nel mondo (ad eccezione degli Usa, dove esiste dal 2010). Ad adottarla, inizialmente, 5 realtà di settori diversi, che ad aprile 2021 erano già diventate 926 (dati Infocamere). Per la maggior parte concentrate in Lombardia (316), Lazio (117) ed Emilia Romagna (94).
Uno strumento che, oltre a far crescere l’appeal di un’azienda, di qualsiasi settore e dimensione, anche grazie ad una trasparenza maggiore della norma grazie a tutta una serie di reportistica che l’azienda è tenuta a presentare per mantenere lo status, presenta anche vantaggi concreti, perchè lo status di società benefit “consente di proteggere la missione in caso di aumenti di capitale e cambi di leadership, creare una maggiore flessibilità nel valutare i potenziali di vendita e mantenere la missione anche in caso di passaggi generazionali o quotazione in borsa”.
Ovviamente, non mancano gli esempi dal mondo del vino, da sempre particolarmente sensibile al tema della sostenibilità ambientale ma anche dell’integrazione virtuosa con il tessuto sociale e produttivo in cui le aziende operano. Nell’elenco pubblicato da Società Benefit (da cui possono mancare le registrazioni più recenti o le società che pur essendolo non vogliono comunicarlo pubblicamente), per esempio, spicca la griffe del Vino Nobile di Montepulciano, Avignonesi, di Virginie Saverys, ma anche la cantina di Farra di Soligo, in terra di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Perlage Winery, della famiglia Nardi, e da qualche mese lo è anche Feudi di San Gregorio, la griffe irpina guidata da Antonio Capaldo con aziende in Friuli Venezia Giulia (Sirch), a Bolgheri (Campo alle Comete), sull’Etna (Federico Graziani), in Basilicata (Basilisco), in Puglia (Ognissole) e nel Cilento (Tempa di Zoè).
Ma tante sono le realtà legate al mondo del cibo e dell’enogastronomia, da grandi multinazionali ad aziende strutturate, a piccole attività artigianali. Come il colosso Danone, per esempio, ma anche realtà come Slow Food Promozione Srl, società della galassia Slow Food, o ancora un top brand del made in Italy come illycaffè, o ancora la storica azienda olearia ligure Fratelli Carli, passando per Coppola Industria Alimentare, realtà di origini campane che produce salse e condimenti esportati in tutto il mondo, o l’azienda siciliana Damiano Organic, che lavora e commercializza frutta secca e derivati biologici, o ancora la Pasticceria Filippi di Zanè (Vicenza), o il ristorante La Loggia dei Cereali di Montagnana (Padova), fino a Gnuno Srl, realtà milanese a cui fa capo l’ EnotecaNaturale, passando per la Terre Alte del Piceno, realtà specializzata del cibo tipico delle Marche, o per l’azienda agricola biologica La Campagnola, in Friuli, vicino ad Udine, a Le Valli del Bitto, in Valtellina. Solo alcuni esempi di un trend che, nel prossimo futuro, c’è da scommetterci, prenderà sempre più forza. A “benefit” di tutti.

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