Con il record delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari che, nel 2019 hanno raggiunto 44,6 miliardi di euro (+5,3% sul 2018), pari al 9,4% dell’export complessivo di beni e servizi, a fronte di un più contenuto incremento delle importazioni (+1,4%, per 45,4 miliardi di euro), la bilancia agroalimentare italiana resta in passivo, ma di appena 800 milioni di euro, con un miglioramento netto di 1,6 miliardi di euro.
Nel dettaglio, a fronte del peggioramento del deficit commerciale del settore agricolo per 700 milioni di euro, il surplus dell’industria alimentare è invece aumentato di quasi 2,3 miliardi di euro nei confronti del 2018.
Numeri che arrivano dall’ultimo report firmato da Ismea, che evidenzia come il principale mercato di destinazione resti l’Unione Europea, con acquisti durante lo scorso anno pari a 28,4 miliardi di euro (+2,6%), ma l’incremento più consistente delle richieste di prodotti agroalimentari italiani derivi dai èaesi Terzi (+12,7% per poco meno di 16,2 miliardi di euro). I mercati di destinazione più performanti nel 2019 sono stati Francia, Paesi Bassi, Usa, Giappone, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A livello di singole filiere, la più positiva si conferma ancora una volta quella del vino, con un attivo di 6,1 miliardi di euro, davanti a quella di cereali, riso e derivati con 1,6 miliardi, e a quella delle bevande con 1,4. Il saldo passivo peggiore, invece, è quello del settore ittico con un -5,1 miliardi di euro, seguito da animali e carni (-3,4 miliardi di euro) e da quello delle colture industriali (-2 miliardi).
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