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EXPORT VINO, L’ITALIA FRENA NEL 2008. CALO IN VOLUME (-9%), A 3,9 MILIONI DI ETTOLITRI. CRESCONO I VALORI: 798 MILIONI DI EURO (+8%). SARTORI, PRESIDENTE UNIONE ITALIANA VINI: “FLESSIONE ATTESA PER AUMENTO DEI PREZZI IN CONGIUNTURA DIFFICILE”

Italia
Andrea Sartori, presidente Unione Italiana Vini

Export italiano in frenata a marzo: secondo i dati preliminari diffusi dall’Istat, nel primo trimestre 2008, l’Italia ha spedito nel mondo 3,9 milioni di ettolitri di vino, il 9,1% in meno sul corrispondente periodo 2007; sono cresciuti, invece, i valori, pari a 798 milioni di euro (+7,7%), trainati da un prezzo medio in salita del 18,6%, a 2,02 euro al litro. A livello di macroaree, l’Unione europea ha segnato una performance negativa in volumi (-12%), ma positiva in valori (+8,4%), mentre è stabile l’export verso i Paesi terzi, fermi a +0,5% in volumi, ma comunque in crescita del 7% in valori.
Venendo ai principali mercati di destinazione, i cali più consistenti, sempre per quanto riguarda i volumi, si segnalano in Germania (-12%), Francia (-26%) e Regno Unito (-9%). In calo anche l’Austria, la Repubblica Ceca e l’Est europeo in generale, con il mercato russo che segna una forte battuta d’arresto: -63% in volume e -26% in valore.
In leggera crescita invece gli Usa (+2,3% e +3,2 a volumi e valori), mentre vanno bene Canada (+6% e + 12%), Giappone (+7,6 e + 12%) e Svizzera (+1,6% e +11%). Buone notizie dall’Oriente, trainato da Corea del Sud, Hong Kong, Cina e India, e dal Centro e Sudamerica, dove crescono ancora Brasile e Messico.

Il commento - Il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Andrea Sartori: “ niente fattore euro ... é per aumento dei prezzi ”
“I segnali purtroppo erano già visibili dopo l’andamento per nulla entusiasmante dell’ultimo trimestre 2007, quindi la flessione in questa prima frazione dell’anno era attesa. Io non spiegherei il fenomeno con il fattore euro, in quanto gli Stati Uniti, dove ci si aspettava un calo per via del rapporto con il dollaro debole, dimostrano di saper tenere.
Sposto, invece, l’attenzione sul fatto che, a differenza degli altri competitor, sia europei che extra Ue, l’Italia è l’unico Paese ad aver aumentato, e non di poco, il prezzo medio del prodotto, specie sui prodotti e le varietà più richieste. Oggi, in uno scenario economico internazionale difficile, con una crisi finanziaria globale di cui non s’intravede la coda, con certi prezzi rischiamo di non essere competitivi.
La Spagna, per esempio, ha mantenuto stabili i listini, e nello stesso periodo in cui noi siamo calati è riuscita a crescere del 16%, a volumi e a valori. Soffre, invece, l’Australia, che proprio per l’aumento dei prezzi nell’anno chiuso ad aprile è stata punita nei mercati chiave degli Usa, della Germania e del Regno Unito. Dati questi presupposti non è affatto improbabile che la flessione dell’export sia confermata nei prossimi mesi”.

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