La cantina Terre dʼOltrepò, la più grande del territorio lombardo, chiederà di pagare 4,5 milioni di euro per chiudere la parte economica e sanzionatoria dell’inchiesta sul falso Pinot grigio messo in commercio, secondo gli inquirenti, dalla precedente gestione. Lo riporta il quotidiano “Il Giorno”, secondo cui lʼassemblea dei soci della cantina, oggi presieduta da Andrea Giorgi ed in cerca di rilancio, ha approvato la via del patteggiamento, che prevede di pagare la somma in rate di 300.000 auro allʼanno per 15 anni, e che l’avvocato Pietro Gabriele Roveda del Foro di Milano, formalizzerà ai giudici del Tribunale di Pavia.
L’inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore Paolo Mazza, era scattata nel 2014 e culminata a luglio 2015 con il maxi sequestro di 170.000 ettolitri di vino e 700.000 bottiglie che in realtà non rispettavano i canoni dei marchi Doc e Igt. Tra queste, il Pinot Grigio, che, secondo le accuse, era realizzato con uve provenienti anche dall’estero, per una frode dal valore stimato in 20 milioni di euro.
E così, riporta ancora il quotidiano “Il Giorno”, di fronte alla prospettiva di un danno potenziale quantificato in oltre 23 milioni, fra sanzioni e vino da distruggere, si è optato per la via meno onerosa, con una somma peraltro già prudenzialmente accantonata nel bilancio approvato a fine ottobre. E “resta intatta la possibilità di Terre d’Oltrepo di rivalersi, con l’azione di responsabilità, nei confronti di ex amministratori - il general manager Livio Cagnoni, gli ex presidenti Antonio Mangiarotti e Pierluigi Casella, l’ex vice presidente Graziano Faravelli - e della segretaria di Cagnoni, Piercarla Germani, in attesa della sentenza di primo grado”.
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