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TENDENZE

“Famolo strano”: ecco i luoghi più insoliti per consumare la propria passione per il cibo

Pandemia permettendo, foreste, castelli, boutique ed ex chiese fanno da sfondo alle wine & food experience più stravaganti da provare nel 2022

Pandemia permettendo, si può salire su una slitta e raggiungere una foresta innevata per un picnic tra le Dolomiti, o concedersi il lusso di andare nel bistrot del proprio stilista preferito. Ma tra le wine & food experience più stravaganti da provare nel 2022, si va da ex chiese trasformate in locali alla moda, ad ambienti naturali spettacolari come una grotta sui fianchi dell’Etna in cui degustare prodotti del territorio, da castelli privati pronti ad aprire eccezionalmente le porte tra i vigneti delle Langhe, ai ristoranti dentro musei e gallerie tra le più importanti d’Italia i cui piatti sono ispirati alle opere esposte. Ecco i luoghi più insoliti per consumare la propria passione per il cibo, nelle tendenze raccontate da WineNews, per tirarsi un po’ su.
Se la tendenza del futuro sarà quella di fare meno viaggi, più lunghi e memorabili, viene da sé che ogni tappa dovrà essere emozionante: ristoranti stellati sì, così come i luoghi da sogno, ma anche itinerari immersivi grazie anche a locali particolari, meno noti e di “nicchia”, meglio se sensazionali, e nei quali vino e cibo fanno la differenza. Come una delle grotte di ghiaccio nei fianchi dell’Etna in cui degustare una tipica granita, in Sicilia, dove, dopo un percorso benessere, si può anche prenotare un tavolo per due da uno chef sull’isola Lunga nelle Saline di Marsala, raggiungibile con un’imbarcazione privata. A proposito di isole, anche sulle Isole Borromee nel Lago Maggiore si può gustare una cena preparata direttamente dallo chef della famiglia Borromeo. Ma ad aprire le porte sono anche castelli privati immersi tra i vigneti delle Langhe per wine & food experience particolari. Ed un picnic in una foresta delle Dolomiti dove si viene accompagnati su una slitta, o, in alternativa, un pranzo privato ammirando i cervi dell’Alta Badia?
Ma anche il concetto di lusso, del resto, sta cambiando verso la rarità e l’autenticità e si traduce in esperienze con il cibo in luoghi inaccessibili, dalle isole più appartate della Laguna di Venezia tra le quali cucinare a bordo delle barche dei pescatori, ai palazzi signorili di Milano appartenuti agli Sforza ed ai Visconti, o sulle tracce di Leonardo da Vinci, ma anche in una torre saracena in Costiera Amalfitana.
Infinela sperimentazione non può che essere un “rassicurante” mix tra tradizione e innovazione. A partire da menu e carte dei vini selezionate da esperti sommelier e bartender. Tradizione che, soprattutto oltreconfine, riguarda anche gli spazi che tornano a nuova vita, come un’antica biblioteca nel cuore di Parigi o, addirittura, una ex chiesa trasformata in un pub a Londra. In Italia a recuperare luoghi antichi ed affascinanti, sono soprattutto le grandi firme della moda, facendone ristoranti, bistrot e cocktail bar delle loro sempre più avveniristiche boutique nelle vie dello shopping delle grandi città. Ma sempre di più sull’esempio internazionale si fa strada anche l’alta ristorazione dentro i più importanti musei e gallerie, dove assaggiare piatti di grandi chef con i grandi vini italiani ammirando opere d’arte è un’esperienza capace di lasciare veramente il segno.
Con l’arrivo della pandemia, alla tendenza già in atto di andare alla ricerca del luogo ideale per “come” e non solo per “cosa” si mangia spinti dal proprio ego, si è aggiunta la necessita di farlo in sicurezza. Ma se per il momento abbiamo dovuto rinunciare ai locali affollati in cui si sta seduti stretti stretti o si condivide lo stesso tavolone, anche per fare nuove conoscenze, resta la predilezione per le risto-botteghe, che propongono menu su misura, piatti salutari, comfort food o le ricette rassicuranti della nonna. In tempo di Covid, ci sono poi i ristoranti cosiddetti “Nativi Virali” (termine coniato da Luca Iaccarino su “D - la Repubblica delle donne”, e che questi indirizzi siano di grande tendenza lo si capisce proprio sfogliando le pagine dei magazine più patinati) nati cioè nel lockdown e dunque che sono già quelli “del futuro”, nei quali gli chef sono tornati in cucina per proporre un menu ed una carta dei vini selezionati e più ristretti, a meno clienti in tavoli distanziati, e diventando anche una gastronomia per chi preferisce cucinare a casa o il delivery nella pausa-pranzo in smart working. Ma anche “riconnettendosi con il territorio”, scegliendo ancora più prodotti locali ed accogliendo più concittadini tra i clienti. Accanto, sono sempre di più quelli anche quelli “trasformisti”: bar a colazione, ristoranti a pranzo e cena, cocktail bar per l’aperitivo e dopo cena.
“Non ci sono più i bar di una volta”, mai come in questo momento si può dire, che le chiacchiere da bar - anche quelle che non facevano godere ai locali una buona reputazione, tra spume e grappini - si sono spostate altrove ed anche il caffè, ahimè, siamo costretti a consumarlo di meno ed al volo. Ma ci riprenderemo anche questa libertà, visto che non ci manca certo la creatività per come e dove farlo.

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