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FAO: “CRESCE LA FAME NEL MONDO”. 1,02 MILIARDI GLI AFFAMATI DEL PIANETA, QUOTA RECORD DAL 1970. IL DIRETTORE GENERALE JAQUES DIUOF: “NON ABBIAMO MEZZI TECNICI E ECONOMICI, SERVE UNA MAGGIORE VOLONTÀ POLITICA”

Nel mondo ci sono 1,02 miliardi di affamati (+9% sul 2008), e non perché di cibo non ce ne sia a sufficienza, ma perché costa sempre di più, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. È la denuncia del Rapporto sulla Fame nel Mondo (Sofi) 2009 della Fao, realizzato in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale, diffuso alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Colpa della crisi alimentare e della recessione economica mondiale che hanno spinto nel tunnel della malnutrizione, nell’ultimo anno, altri 100 milioni di persone, raggiungendo il livello più alto dal 1970.

“Il crescere del numero di affamati nel mondo è un fatto intollerabile”, ha sottolineato il direttore generale della Fao, Jacques Diouf. “Noi abbiamo i mezzi economici e tecnici - ha aggiunto - per far sì che questa piaga sia eliminata: quella che serve per sradicare la fame per sempre è una maggiore volontà politica”.

L’aumento del numero degli affamati, secondo il rapporto, non è infatti il risultato di raccolti scarsi, ma è dovuto soprattutto “al rincaro dei prezzi del cibo - ha detto ancora Diouf - in particolare nei Paesi in via di sviluppo dove, a causa della crisi globale, c’è stato un calo repentino dei flussi finanziari e commerciali, con caduta verticale delle entrate dalle esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse”.

Una situazione che ha vanificato le intenzioni dei Paesi che, nel vertice sulla sicurezza alimentare del 2007 tra Fao e capi di Stato e di Governo, che avevano confermato l’obiettivo di dimezzare entro il 2015 la fame nel mondo, fissato con la Dichiarazione Onu del Millennio.

La quasi totalità degli affamati vive nei Paesi in via di sviluppo. In Asia e nel Pacifico si stima siano 642 milioni; nell’Africa sub-sahariana 265 milioni; in America Latina e Caraibi 53 milioni; nel Vicino Oriente e Nord Africa 42 milioni; e nei Paesi sviluppati 15 milioni.

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