Cresce il valore ma calano i volumi, in linea con le attese e con un mercato caratterizzato dalla scarsità imposta dall’ultima vendemmia: ecco il primo quadrimestre del vino italiano all’estero nell’analisi di Federvini, che mette l’accento sul momento politico ed economico sia italiano, con le elezioni Politiche e la nascita del nuovo Governo, che internazionale, tra tensioni ed accordi commerciali ed instabilità monetaria. Partiamo però dalle eccezioni, come gli Usa, dove la crescita nel periodo gennaio-aprile è stata parallela a valore e a volumi (+5% e +6%), mentre in Gran Bretagna, il mercato forse più complesso in questo periodo, si registra una contrazione sia a valore (-4,9%) che a volume (-11,7%), e non va meglio in Canada, dove pesa l’attesa per l’entrata in applicazione del Ceta, l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, che frena i valori, stabili, e fa arretrare i volumi (-3,9%). Le cose vanno decisamente meglio in mercati di secondo piano come Polonia (+34% a valore e +13% a volume) e Giappone (+6% a valore e -4% a volume), rallenta la Cina (+7,7% a valore; -1,9% a volume) e continua nel suo trend la Germania (+5,5% a volume e -8,8% a valore). Bene, nei diversi mercati, la performance di crescita a valore dei vini Dop (+17% negli Usa, +10% in Canada, +3,7% in Cina) a fronte di una frenata dei vini frizzanti (-22% in Canada, -18% in Giappone).
“Si tratta di dati su cui vale la pena riflettere - ha commentato Sandro Boscaini, presidente di Federvini - perché mostrano come il comparto stia ottenendo una decisa attenzione alla qualità delle proprie produzioni. È proprio questa la chiave per rimanere competitivi sul mercato, consolidando le posizioni raggiunte nelle nazioni mature e puntare con rinnovata fiducia nei paesi a maggiore crescita. Per questo è necessario agire facendo squadra e operando a livello di sistema per comunicare l’immagine di qualità del Paese e delle nostre produzioni, e per rafforzare un modello commerciale internazionale aperto e privo di barriere”.
Spostando lo sguardo alle acquaviti ed ai liquori, mentre negli Stati Uniti l’export a volume è cresciuto decisamente rispetto al valore (+50% e+30%), Paesi come Giappone, Cina e Germania hanno visto privilegiare decisamente la crescita a valore: il primo ha segnato una performance notevole sia a volume che a valore (+48% e +70%) mentre gli altri due, a fronte di un evidente calo dei volumi hanno tenuto in termine di valore (-27% a volume per la Cina contro +1,7 a valore; -18,11% a volume per la Germania contro un -1,4 a valore). Caso a parte il Regno Unito, dove le conseguenze della Brexit si sono fatte sentire: -22,7% a volume e -7% a valore. Anche gli aceti, sulla scia del vino, hanno rafforzato la percezione della qualità tra i consumatori, specie in Giappone (+6% a valore contro un +2% a volume) e Germania (-2% a volume contro un +16% a valore), mentre effetto Trump e Brexit hanno influenzato Usa e Gran Bretagna.
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