
Tra gli eventi che hanno fatto la storia dell’enogastronomia italiana, portando nella Penisola Sorrentina i più grandi chef al mondo e le nuove promesse - da Massimo Bottura a Carlo Cracco, da Antonia Klugmann ad Alex Atala, da Domenico Candela a Pino e Angelo Cuttaia, da Quique Dacosta a Giancarlo Morelli, da Himanshu Saini a Maicol Izzo, da Katsu Nakaji a Franco Pepe, da Paolo Rota a Massimo Spigaroli, da Bruno Verjus a Salvatore Elefante, da Emanuele Scarello a Manu Buffara, da Matteo Temperini a Luca Fantin, tra gli oltre 180 protagonisti - per far conoscere ed assaggiare a tutti la loro alta cucina, rendendola accessibile e democratica come in una vera e propria “Repubblica del Cibo”, la “Festa a Vico” è “costruita sulle persone, sulle individualità, ma soprattutto sul grande gruppo della cucina italiana. È stato emozionante vivere gli abbracci tra gli chef durante le serate, quella fratellanza profonda che unisce chi condivide la stessa passione e visione”: parole di Gennaro Esposito, il grande chef stellato del ristorante Torre del Saracino, a Seiano, a Vico Equense, il suo Paese, dove da oltre 20 anni organizza la “Festa a Vico” (come WineNews ha raccontato, in passato, in un video), che, nei giorni scorsi, ha raccolto 280.000 euro, l’intero ricavato che è stato devoluto in beneficenza a cinque realtà impegnate nel sociale, nell’educazione e nella sanità, dalla Fondazione Veronesi ai Sostenitori Ospedale Santobono Ets, da San Patrignano all’Alts-Associazione per la lotta ai tumori al seno, e “LunaBlu.Il domani dell’autismo inizia qui”.
Il tema “È tempo di …” (rallentare e mettersi a tavola) ha ispirato un’edizione n. 22 della “Festa a Vico” densa di gusto, dialogo e bellezza, in cui si è parlato della cucina italiana candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, con il direttore della storica rivista “La Cucina Italiana”, Maddalena Fossati, e Pierluigi Petrillo, direttore della Cattedra Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale all’Università di Roma Unitelma Sapienza, e sono stati assegnati i nuovi Premi “Sostanza” in collaborazione con “Forbes” a 10 eccellenze artigiane italiane:
Dai formaggi di fossa di Renato Brancaleoni (Fossa dell’Abbondanza) all’uovo di selva di Elisabetta Tacchini & Massimo Rapella (La Gramola), dall’aceto di vino da uva intera sdi Josko Sirk (Acetaia Sirk della Subida) al riso Carnaroli di Riserva San Massimo, dal Culatello di Zibello dell’Antica Corte Pallavicina, al selezionatore e affinatore di formaggi Salvatore De Gennaro (La Tradizione), dal pomodorino del piennolo del Vesuvio di Salvatore Acampora (Vesuvio Rosso) alla carne e i salumi di cinta senese di Alfredo Angeli (Urbevetus Capretta Bernese), dall’Aceto Balsamico di Modena di Giorgio Barbolini (Acetaia Maria Luigia) allo zafferano di Rolando Germani (Collina d’Oro). Un parterre stellare ha riunito alcuni dei più grandi chef italiani e internazionali ed i pasticceri Ampi, nel gala dinner “Bites of Italy”, mentre “Quell’abbinamento a Vico” alla Torre del Saracino ha celebrato l’arte dell’incontro tra cucina e vino con alcune delle firme più autorevoli del panorama enologico internazionale raccontati dai sommelier e piatti d’autore. Quindi, la tradizionale “Repubblica del Cibo”, una festa genuina e conviviale, che ha coinvolto oltre 180 chef impegnati tra street food creativo e ricette identitarie per migliaia di persone. Nei calici, grandi vini di grandi cantine, da Château d’Yquem a Castello della Sala (Marchesi Antinori), da Egon Müller a Château Cheval Blanc, da Florio alla Tenuta San Guido, dalla Tenuta San Leonardo alla Tenuta di Trinoro, raccontati da Danielle Callegari, writer at large “Wine Enthusiast”, e Gianni Fabrizio. Ma, soprattutto, giovani promesse dell’alta cucina hanno presentato le loro creazioni che rappresentano il futuro della cucina italiana, e l’altrettanto tradizionale “Cammino di Seiano”, suggestivo percorso tra mare, musica e assaggi d’autore, ha coniugato la bellezza paesaggistica con la qualità delle materie prime. Confermando ancora una volta come “Festa a Vico” sia una vera festa inclusiva, colta e popolare.
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