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FESTIVAL DELL’ECONOMIA 2009 - CITTASLOW INTERNATIONAL E CAMERA DI COMMERCIO DI TRENTO: “ALLA BORSA DELLA FELICITÀ: ANDAMENTO LENTO COME OPPORTUNITÀ PER IL BUON VIVERE” PER “CRESCERE”, “A BASSO IMPATTO” O AD “IMPATTO ZERO”

Approfittare della crisi economica globale per negoziare finalmente lo stile di vita occidentale. Sostituire la parola crescita, ma anche trasformare le scelte “a basso impatto” ad “impatto zero”. E poi dare vita ad un’economia della lentezza che sfida il produttivismo senza futuro, che porta alla riscoperta della dimensione sociale della città. Ecco i temi cardine della tavola rotonda “Alla borsa della felicità: andamento lento come opportunità per il buon vivere”, curato da Cittaslow International, in collaborazione con la Camera di Commercio di Trento.

Questa mattina, nella Facoltà di Sociologia, ha aperto il convegno Pier Giorgio Oliveti, direttore di CittaSlow Inteenational, il quale ha raccontato come le 118 città aderenti alla rete - diffuse in 16 Paesi - abbiano dato vita a centinaia di progetti innovativi capaci di applicare concretamente la “qualità del vivere”, assicurando così un abitare sostenibile per le future generazioni. E’ Davide che insegna a Golia, la piccola città sotto 50.000 abitanti che si contrappone alla metropoli, riscoprendo le specificità dei diversi territori, la messa in valore dell’identità coniugando passato positivo e contemporaneità tecnologica utile per la sostenibilità e il buon vivere. Per questo CittaSlow è sotto l’occhio attento della ricerca universitaria più avanzata, come campione pilota di una “prospettiva” di futuro possibile e auspicabile per tutti.

Fabrizio Antolini, docente all’Università di Teramo, si è soffermato quindi “sulla difficoltà per gli studiosi di statistica di quantificare elementi così soggettivi come la felicità, la soddisfazione personale, la profondità delle relazioni sociali”, ed il direttore del Censis Giuseppe Roma ha ribadito che “il nuovo ordine economico deve partire dalla consapevolezza dell’individuo per tutto ciò che riguarda la convivialità, l’autenticità, la sobrietà, la bellezza e la tradizione”. Roma ha sottolineato come in Italia ci sia già una dimensione più “lenta” rispetto ad altri Paesi, e questo in tempo di crisi si è tradotto in una temperanza nei consumi, in un’attenzione ad evitare lo spreco. “Sono 7.500 i comuni nel nostro Paese che non superano i 50.000 abitanti, considerata la soglia massima per definire piccola una città - ha proseguito il direttore - sono un patrimonio collettivo enorme anche perché in questi luoghi il 60% degli abitanti fa l’imprenditore, il lavoratore autonomo, l’operaio. Lì c’è realmente produzione. E’ importante però che queste città non si richiudano su se stessi, attenzione al localismo egoista”.

L’ultima comunicazione è stata quella di Helmut Bott, preside della Facoltà di Architettura all’Università di Stoccarda, che si è soffermato sulla trasformazione della città in seguito all’invenzione dell’automobile, stravolgendo la dimensione umana, ma anche sul pericolo insito nelle cosiddette “città diffuse”, cioè le città che si sono ingrandite a dismisura facendo aumentare il traffico e togliendo importanza ai centri storici.

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