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Il Dna a forma di grappolo svelerà il codice del vino … Per una volta Francia e Italia si lasceranno alle spalle l’ancestrale conflittualità sul vino e lavoreranno fianco a fianco al progetto di ricerca per la mappatura del Dna della vite. L’iniziativa, battezzata Vigna (Vitis menome analysis) partirà in autunno e dovrebbe dare i primi frutti entro tre-anni quattro. Mario Enrico Pè, professore di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie della Statale di Milano, sarà il responsabile del team italiano.
Professor Pè, come è nata l’idea di decodificare il Dna della vite?
Il primo abbozzo di idea è nato tre anni fa. Con un gruppo di ricercatori italiani specializzati in genetica vegetale abbiamo iniziato a pensare ad un progetto che andasse oltre la routine e che potesse avere un risvolto importante anche per il sistema economico italiano. Erano gli anni del boom della genomica e alla fine abbiamo concluso che la vite era la specie giusta su cui concentrarsi.
Il nuovo progetto porterà alla produzione di uve transgeniche?
La nostra iniziativa non ha questo obiettivo. Noi intendiamo allargare la conoscenza sul Dna della vite, le ricadute pratiche si vedranno solo nel medio periodo, cioè tra circa 10 anni. Certo, in futuro, la manipolazione genetica dell’uva potrà essere una delle conseguenze della ricerca.
Chi finanzia il progetto?
Il progetto complessivo, condiviso da Francia e Italia, ha un costo stimato di 23 milioni di euro. Il ministero delle Politiche agricole ne ha promessi sei al team italiano. La firma del decreto per il finanziamento è attesa in settembre. Anche la Regione Friuli ha mostrato la disponibilità di contribuire per due milioni. La Francia lavorerà in parallelo e avrà i finanziamenti direttamente dal proprio governo.
Autore: Michela Ravalico

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