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Finanza & Mercati

In arrivo la dolce stagione dell’Amarone… E’ in arrivo sulle nostre tavole l’Amarone della Valpolicella. Uscito dall’oscurità delle cantine quest’ultimo millesimo potrà essere degustato per cogliervi quella particolare morbidezza, pienezza ed eleganza che lo caratterizza. La curiosità da parte degli appassionati è davvero tanta, poiché il 2002 è figlio di un’annata che è stata definita la più povera e la più bizzarra degli ultimi 50 anni. Caldo eccessivo, piovosità prolungate e, infine, una violenta grandinata che ha avuto effetti disastrosi sui vigneti, hanno messo a dura prova l’esperienza dei viticoltori: alcune aziende hanno perso il raccolto, altre hanno deciso di non produrre Amarone, “declassandolo” a Valpolicella, altre ancora l’hanno indirizzato in canali distributivi diversi, spostandolo dalla ristorazione (dove è indirizzato il 70% dell’Amarone) alla Grande distribuzione qualificata. Ma, poiché l’uva di qualità non è solo frutto dell’andamento stagionale ma è anche il risultato di buone pratiche agronomiche e di severe selezioni, i viticoltori della Valpolicella hanno dimostrato la loro professionalità consentendo all’Amarone 2002 di raggiungere una qualità di tutto rilievo. Risultati più che interessanti sono dunque stati “testati” a Verona, al Palazzo della Gran Guardia, nell’anteprima dell’ annata che è stata presentata ufficialmente dal Consorzio di tutela vini Valpolicella che ha schierato una quarantina di etichette. Nel bicchiere, un vino pronto, che ha belle caratteristiche di fruttato e morbidezza, ma che è certamente meno ricco e meno importante, dunque meno longevo: un millesimo che non manterrà a lungo le proprie caratteristiche organolettiche, da consumarsi nell’arco di 2, 3 anni. Il successo di mercato e d’immagine dell’Amarone, protagonista nell’ultimo decennio di una risalita vertiginosa nella classifica di apprezzamento da parte dei consumatori, è tutto nei numeri e in un trend di vendita in costante crescita: dal milione e seicentomila bottiglie del 1997 si è passati ai 6 milioni del 2005, con un giro d’affari intorno ai 40 milioni di euro e un prezzo medio di 25 euro a bottiglia, con punte di 200 euro per nomi di alto lignaggio come Dal Forno e Quintarelli (il 70% di tutto l’Amarone prodotto è indirizzato alla ristorazione). Una realtà importante che si inserisce in una denominazione come quella della Valpolicella che è rappresentata da circa 5.500 ettari di superficie vitata con oltre 2.600 aziende. “L’Amarone -come afferma Emilio Pedron, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella e amministratore delegato del Gruppo italiano vini, tra le realtà vitivinicole più importanti del nostro Paese- è uno dei grandi vantaggi della Valpolicella, ma mentre l’anno scorso sembrava andasse un po’ per conto proprio, distanziando di molto il Valpolicella, quest’anno si sta assistendo ad un recupero di questa doc nella sua totalità, con un riscontro economico per la redditività delle aziende”. Una doc riconosciuta ed apprezzata dai consumatori, se è vero, come ha messo in evidenza l’indagine commissionata dal Consorzio all’ Astra Ricerche di Enrico Finzi, che 3,6 milioni consumatori amano il Valpolicella anche in virtù del suo straordinario rapporto qualità-prezzo, dell’abbinabilità a molti piatti, della facile reperibilità, dell’essere un vino leggero, digeribile e morbido. Del Valpolicella sono prodotte 70 milioni di bottiglie, vendute ad un prezzo dai 3 ai 15 euro in enoteca e sui 2 euro nella Grande distribuzione, dove è canalizzato il 70% di tutto il prodotto. (arretrato del 18 febbraio 2006)


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