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Finanza & Mercati

Dispute - La Ue decide sulla denominazione. Dice il saggio ungherese: l’amore non finisce mai se il vino si chiama Tokaj. Il vitigno magiaro riprende l’antico nome. L’Italia pensa a valorizzare il suo Friulano ... La disputa sull’appartenenza del nome Tocai nasce dopo il 1993, quando l’Ungheria fa richiesta dientrare a fare parte dell’Unione Europea. In quel momento fu evidente che sarebbe stata concessa agli ungheresi l’esclusività del nome Tokaj, che identifica una porzione di territorio magiaro. La diversità tra i due vini è enorme: quello italiano è secco, perfetto per aperitivi o da pasto; l’ungherese è dolce e idoneo per i dessert. Riguardo ai vitigni: tocai friulano per il Tocai e furmint per il Tokaj. La diversità della scrittura non annulla l’assonanza che, a suo tempo, ha dato il via a una lunga diatriba. La legge della Comunità, nel tutelare una denominazione, privilegia i territori e non i vitigni. Si dice, in passato, ci sia stato un “atteggiamento accondiscendente” del Governo italiano sulla proprietà del nome, ma sarebbe meglio dire che ci fu superficialità da parte dei burocrati che sicuramente non conoscevano la storia e la realtà del Tocai friulano. D’altronde, come incolparli se non erano friulani? L’80% della produzione di questo vino viene consumata a livello regionale, il rimanente è destinato al resto dell’Italia e del mondo. La notizia che il nome Tocai sarebbe stato usato soltanto dagli ungheresi ha provocato un finimondo, ma troppo tardi per rimediare. Malgrado il ricorso ancora aperto al Tribunale del Lussemburgo, sarà difficile e forse impossibile recuperare la perdita. L’increscioso episodio porta comunque un beneficio: i vignaioli del Friuli, per salvare il loro vino-simbolo, si sono impegnati in produzioni di altissima qualità e, da circa un lustro, nel Tocai si percepiscono qualità e, da circa un lustro, nel Tocai si percepiscono qualità organolettiche superiori a quelle del passato: l’orgoglio regionale ha fatto scoprire le vere potenzialità del vitigno. Fino al secolo scorso questo vini rappresentava un consumo semplice e quotidiano o veniva utilizzato con intelligenza e abbondanza in riusciti uvaggi. Dalla prossima vendemmia il suo nome sarà solo Friulano: decisione presa dopo varie indagini e vagliando decine di proposte. Resterà in etichetta la dicitura “prodotto da uve tocai friulano”, perché il nome del vitigno è questo e non può essere cambiato. L’ironia della sorte favorirà i vini prodotti in California, Argentina, Australia e Nuova Zelanda che potranno portare il nome Tocai se ottenuti con questo vitigno: un affronto per il Friuli che ancora (ma fino a quando?) canta il ritornello “il nostro amore non può finire mai, perché si chiama vino Tocai”. Non resta che rassegnarsi, dunque, con la lungimiranza del precedente governo che ha stanziato 15 milioni di euro per la valorizzazione del nuovo nome.

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