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Finanza & Mercati

L’enomeccanica e il successo del vino italiano ... Il 60% delle macchine per l’enologia finisce all’estero e con quelle dedicate all’imbottigliamento la quota sale al 70%. Parlare del mondo del vino significa fare riferimento a un settore nel quale l’Italia rappresenta in media il 21% della produzione mondiale e il 34% di quella dell’Unione Europea. Peraltro, accanto alla tradizionale filiera del prodotto, esiste un’altrettanto rilevante comparto degli accessori del vino: barbatelle, macchine agricole per la viticoltura, botti e in fine macchine per l’imbottigliamento e per l’enologia. Queste ultime in particolare hanno determinato la nascita di veri e propri distretti enomeccanici. La tecnologia italiana piace in termini di innovazione e di rapporto qualità-prezzo. Il 60% delle macchine per l’enologia finisce all’estero e con quelle destinate all’imbottigliamento la quota sale al 70%. La competizione è con alcune grandi aziende della Germania (il maggior competitor dell’Italia) che offrono macchinari standard a prezzi piuttosto elevati. Il settore è costituito in Italia da circa 450 imprese, circa 5mila addetti e un giro d’affari che supera i 2,5 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi riguardano l’enomeccanica e il restante le macchine per l’imbottigliamento. Le imprese italiane, per lo più piccole e medie, con una consolidata tradizione familiare, sono in grado di raccogliere la sfida dei mercati mondiale anche grazie alla rinnovata capacità di innovare i prodotti. L’ennesima dimostrazione che lo sviluppo tecnologico è alla base della crescita e delle capacità competitiva delle imprese italiane. Per poterlo fare occorre, tuttavia, una maggiore attenzione nei confronti della tutela dei prodotti, anche attraverso un maggior ricorso ai brevetti industriali. Infatti, le imprese familiari nazionali tendono a sottovalutare la capacità di replicare i prodotti da parte dei concorrenti esteri più aggressivi. Occorre, quindi, auspicare un maggior raccordo con il mondo universitario così da incrementare il livello di percezione delle proprie capacità e, di conseguenza, la capacità di difendere i propri margini competitivi. Il rischio di vedere erose le quote di mercato non è da escludere, anche in tempi brevi. Lo sforzo sempre maggiore di standardizzare i prodotti per coprire al meglio i mercati internazionali ha, infatti, reso più vulnerabili le nostre imprese, che debbono investire di più nell’innovazione, per mantenere il vantaggio competitivo acquisito. Sicuramente la dimensione aziendale non aiuta e in quest’ottica le nuove logiche di rilancio dei distretti propugnate dalla Finanziaria 2006 dovrebbero trovare ampio margine di operatività. La citata legge prevede il distretto funzionale, che è una libera aggregazione di imprese che cooperano in modo intersettoriale in un a logica di mutual businnes rispetto ai tradizionali poli territoriali. Inoltre, il distretto funzionale prescinde da uno specifico territorio e si sviluppa come integrazione dell’offerta di beni e servizi da parte di imprese che svolgono attività complementari o comunque connesse. Ciò consente di identificare delle metodologie di sostegno al settore indipendentemente da dove sono ubicate le singole industrie. Ed è il distretto dell’enomeccanica l’ambito da identificare e sostenere a livello nazionale, mediante azioni di ampio respiro in grado poi di trovare risposte a livello regionale. Un altro modo per sostenere l’eccellenza è la sua rappresentazione. La principale fiera del settore, il Salone internazionale delle macchine per enologia e imbottigliamento, si svolge ogni due anni in Italia. E’ organizzata dall’Anformape (Associazione nazionale accessori e prodotti per l’enologia), un organismo associativo consultivo in seno alla Confederazione italiana della vite e del vino - Unione Italiana Vini (Uiv) che riunisce le aziende produttrici di macchine, accessori e prodotti per l’enologia e imbottigliamento. L’ultima edizione del Simei si è tenuta nel 2005, con circa 50mila visitatori provenienti da 100 paesi e oltre 750 espositori. La prossima edizione si svolgerà nel 2007 all’interno del nuovo polo fieristico di Milano-Rho. Disporre, quindi, in Italia sia delle imprese sia della fiera di riferimento, dimostra come sia possibile mantenere spazi competitivi in settori di nicchia, nonostante che la concorrenza nel settore enologico sia ormai a livello globale. E’ anche interessante notare come il tutto avvenga attraverso la sinergia tra associazioni di categoria, di distretti produttivi ed enti fieristici. Concludendo, se è vero che l’elevata tecnologia e la tradizione del territorio stanno alla base del successo del vino italiano nel mondo, è altrettanto vero che funge da moltiplicatore a tutto ciò la capacità di imporre all’estero anche la propria eccellenza tecnologia. (arretrato del 4 luglio 2006)

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