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Finanza&mercati

Il vecchio vitigno friulano riscopre di essere Pignolo ... Il nome deriva dalla forma compatta dei suoi grappoli piccoli, serrati, che ricordano una pigna. Vista la sua storia, però, questo vitigno originario dei Colli Orientali del Friuli, più che Pignolo bisognerebbe chiamarlo Tenace. Perché? Intanto perché è un vitigno a bacca nera che nasce in una terra vocata sia per clima che per terreni ai vini bianchi, eppure pare che tracce del Pignolo esistano fin dall’antichità. Alcune cronache narrano che venisse offerto come omaggio dai cittadini di Udine ai luogotenenti che entravano in città. Nel 1600 era coltivato in diverse zone e da allora è stato considerato una delle punte di lancia della viticoltura friulana. Tutto ciò fino al 1900, quando, con il disastro della filossera, ha rischiato di andare perduto come poteva succedere agli altri vitigni a bacca nera di quella regione quali lo Schioppettino e il Tazzelenghe. In seguito fu pressoché dimenticato e un patrimonio ampelografico si era ridotto a pochi filari quasi centenari all’Abbazia di Rosazzo che, all’inizio degli anni 80, furono conservati e reimpiantati da Walter Filipputti. Incominciava a essere riutilizzato anche se soltanto in uvaggi, insieme ad altre varietà, ma l’aumento del gradimento dei vitigni internazionali fermò ancora per qualche anno la sua riscoperta, anche perché si tratta di una vite decisamente poco produttiva. Ora sta rivivendo: grazie al rinascimento dei vitigni autoctoni, sta tornando davvero e il vino prodotto con Pignolo in purezza riserva sorprese interessanti. I suoi grappoli piccoli, serrati, di forma cilindrica composti da acini piccoli e tondi, di buccia spessa e pruinosa, dura e tannica dal colore blu-nero danno vita a un vino rosso rubino intenso, dai profumi complessi e dalla struttura piuttosto importante.
A produrlo in purezza non sono in molti, ma alcuni fra i più importanti nomi dell’enologia friulana hanno deciso di dedicargli l’attenzione che merita. Uno degli ultimi nati è il Pignolo Marburg prodotto dall’azienda Castello di Buttrio, di proprietà di Marco Felluga, in provincia di Udine, una delle zone storiche di produzione di questo vitigno. L’annata in commercio ora è il 2003, segno che il Pignolo è anche un vino decisamente adatto all’invecchiamento. Il risultato è un bicchiere dagli intensi toni del rosso rubino, profumi persistenti e complessi che richiamano la frutta e le spezie da attribuire anche a un affinamento in piccole botti di oltre due anni. Gli stessi sentori arrivano quando si assaggia e lo rendono un vino perfetto per essere abbinato alla gustosa Iota, uno dei piatti più tradizionali della cucina friulana, una zuppa di fagioli e crauti con l’aggiunta di farina gialla ed il condimento della “pestat”, tipico trito di cipolla, lardo, salvia, aglio e prezzemolo.
(arretrato di Finanza&Mercati del 21 ottobre 2006) 

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