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Finanza&mercati

Future e private equity pronti a brindare ... Future, venture capital, attività di corporate finance per «investimenti che danno frutti». Tutta una serie di nuovi strumenti finalizzati ad agevolare l’accesso ai credito delle imprese agricole e, più in particolare, delle aziende vitivinicole italiane che dagli anni ‘90 a oggi sono riuscite a conquistarsi un’interessante nicchia di mercato a livello internazionale. Un tema, quello affrontato ieri in un convegno organizzato a Milano da Confagricoltura, di grande attualità in vista dell’applicazione delle regole di Basilea 2.
«Le nuove disposizioni bancarie rischiano di mettere in difficoltà il settore agricolo che ha una forte componente patrimoniale» ha spiegato Arturo Semerari, presidente dell’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Questo nonostante il fatto che le imprese agricole italiane investano di più e siano meno indebitate con le banche rispetto al passato. «A giugno 2006, il rapporto fra sofferenze lorde del settore e impieghi si attestava al 7,6%, valore che ormai si avvicina a quello degli altri settori produttivi», ha spiegato Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltori. E sulla base di queste considerazioni che l’associazione degli imprenditori agricoli ha chiesto interventi mirati per il settore, con un occhio particolare per la filiera del vino. Rispetto a queste esigenze, l’Ismea ha già dato una serie di risposte offrendosi come partner nel mondo imprenditoriale del vino e, più in generale dell’agricoltura. In primo luogo con fideiussioni e cogaranzie assistite dallo Stato che rendano più agevole l’accesso al credito. «Abbiamo avviato una collaborazione con Moody’s che ci ha permesso di creare modelli ad hoc per le imprese di questo settore che hanno lenti ritorni degli investimenti», ha aggiunto il presidente di Ismea. Un seme, in sintesi, per far fiorire fondi privati pronti a scommette sul settore.
(arretrato di Finanza&Mercati del 31 gennaio 2007)

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