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Finanza&mercati

Le bordate dell’agricommissario danese ... Prima lo zucchero, presto vino e ortofrutta. Dice di non aver niente contro l’Italia, ma dal suo insediamento è cominciata la notte fonda della nostra agricoltura. Che trema a colpi di Ocm... Forse per la signora Mariann Fischer-Boel la sigla Ocm non significa organizzazioni comuni di mercato, ma piuttosto occhio ai colpi di mortaio.
Quanto meno per quanto riguarda l’Italia. Potrà anche non avere niente contro il nostro paese, ma da quando nel 2004 l’ex ministro dell’Alimentazione danese si è insediata al dicastero europeo per l’Agricoltura, per le imprese italiane è cominciata la bufera. Le prime, grosse avvisaglie di diluvio sono arrivate nel 2005 con la messa a punto della riforma dell’Ocm zucchero, in occasione della quale l’Italia venne privata del 50% della propria quota in quanto «paese non vocato alla produzione di barbabietole».
Per gli agricoltori italiani, certo non immuni da colpe per quanto riguarda il severo giudizio europeo, l’unica scelta rimasta fu tra cedere immediatamente le quote a fronte di un maggiore risarcimento, o cederle gradualmente incassando meno contributi. Manco a dirlo, scelsero la prima opzione, precipitando il settore nel caos. Nel giro di poco più di un anno hanno chiuso 13 dei 19 zuccherifici esistenti nel 2005, e faticosamente si stanno mettendo in piedi progetti per riconvertire gli impianti bloccati.
Ma le disgrazie non vengono mai sole. Perché è alla porta la riforma delle Ocm di due settori fondamentali per l’Italia come il vino e l’ortofrutta, che rappresentano circa il 60% del Pil agroalimentare nazionale. Nel primo caso, elaborazioni Nomisma parlano di un possibile taglio di l50mila ettari (su un totale di riduzione complessivo europeo di 400mila ettari) e 70mila addetti permanenti, a fronte di un contributo di sei-settemila euro per ettaro.
Per quanto riguarda l’ortofrutta, sono soprattutto le imprese di trasformazione a tremare, sia per la riduzione delle quote che per via del disaccoppiamento totale degli aiuti che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio del 2008. Allarmi che hanno portato ieri i sindacati confederali dell’agricoltura a sottoscrivere un documento rivolto ad orientare le scelte del governo sulle proposte della commissione. Mala sensazione è che l’unica cosa che resta da fare al ministro De Castro è pregare in ginocchio. Di fronte alla signora Fischer-Boel.

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