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Finanza&mercati

Bicchiere mezzo vuoto. Bocciata sul campo la riforma di Bruxelles ... Consorzi, imprenditori agricoli, cooperative d’accordo: “Fischer Boel sta sbagliando”... “La situazione è grave. Termini come liberalizzazione e delocalizzazione ci preoccupano. La Fischer Boel non ha ascoltato nessuno e ha affrontato la questione solo da un punto di vista economico”. Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Chianti Classico non usa mezzi termini: la riforma che parte da basi sbagliate. “La questione dell’estirpazione è il problema minore - sostiene Liberatore -. Sei mila euro a ettaro di vigna non è certo incentivante. Sbagliati sono i dati di partenza. Dicono che c’è disequilibrio tra quello che esportiamo e quello che importiamo. Ma per il calcolo si è tenuto conto non dei dati economici degli ultimi dieci anni, ma degli ultimi due che risentono di una situazione critica congiunturale”. Se Liberatore è d’accordo col porre limiti all’uso della distillazione d’aiuto, “diventata pratica comune”, non altrettanto si può dire per le importazioni divini e mosti. “Si dice di voler espiantare 200mila ettari di vigneti e si conferma l’import di vini e mosti da paesi terzi”. Anche la liberalizzazione non piace.
“Dal 2012 il mercato sarebbe libero. Si passa da una politica protezionista a una liberista che mette in crisi tutto sistema”. A questa preoccupazione si aggiunge quella che per Liberatore è una vera follia: “accorpare vino da tavola e igp e consentire di usare annata e vitigno sulle loro etichette”. Critiche anche le cooperative, che però non parlano con voce unitaria. A rischiare di più, secondo il presidente di Cantine Riunite Corrado Casoli, sono le aziende del Sud. “Non c’è paragone tra la produttività dei vigneti di Emilia, Toscana e Trentino e quella delle viti siciliane. E quindi, dal momento che le direttive europee sembrano andare nella direzione di privilegiare la redditività, considerandola equivalente alla qualità, è molto probabile che questi ultimi saranno i primi a soccombere. Anche perché in certe zone del Nord il costo dei diritti di impianto potrebbe superare la quota di 6mila euro conferita dalla Ue in caso di estirpo”. Secca e decisa invece l’opinione di Giacinto Giacomini, presidente di Cavit. “L’Ocm non è un problema che ci riguarda. Negli anni scorsi abbiamo investito su mercati che privilegiavano il vino da tavola, e non abbiamo alcun tipo di eccedenze. Anzi, casomai avremmo bisogno di nuovi vigneti”.

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