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Finanza&mercati

Vestire il vino è il mio mestiere ... Simonetta Doni è specializzata nello studio di etichette. Perché l’abito aiuta a vendere... Un vecchio proverbio diceva “l’abito non fa il monaco”, ma essere vestiti bene aiuta. In poche parole se il modo di abbigliarci non cambia la nostra natura, indossare vestiti scelti con gusto ci dona più appeal e ci rende sicuramente più attraenti.
Questo non vale solo per le persone. Un bel pacchetto realizzato con una carta raffinata e chiuso con un fiocco ricercato rende prezioso anche un dono mediocre.
Ecco perché nei beni di largo consumo, settore dove la concorrenza è molto aggressiva, il packaging diventa un’arma fondamentale. In particolare nel vino lo spazio di appeal che ogni bottiglia offre è veramente esiguo e si misura nei pochi centimetri di un’etichetta. “Mi ha stimolato - spiega Simonetta Doni, designer di etichette del vino - lo spazio ridotto che offre un’etichetta. Ero da sempre abituata a disegnare su grandi spazi e quando, oltre 20 anni fa, mi chiesero di realizzare il concept di un’etichetta, mi domandai dove potevo mettere tutte le informazioni che si dovevano trasmettere. Ho iniziato così a pensare a questo piccolo pezzo di carta come a una miniatura dove raccontare il mondo del vino che vi era contenuto”.
Oggi fra i restyling realizzati dallo Studio Doni ci sono i più bei nomi del mondo internazionale del vino: da Campari al Barone Ricasoli, da Cecchi a Frescobaldi, da Donnafugata a Rapitalà e poi Ruffino, Antinori, Banfi e tanti altri. “Quando si pensa a un’etichetta - continua la Doni - bisogna anche fare i conti con la durata che questa avrà. Infatti l’etichetta di un vino rimane immutata per anni. Quindi bisogna usare colori, forme e concept che siano senza tempo, non identificabili con un preciso trend, altrimenti passato il momento l’etichetta sembrerà vecchia”. Molto spesso le aziende vitivinicole che mettono mano al ridisegno dell’etichetta si orientano su un restyling completo della bottiglia. “Bisogna pensare - conclude la designer - che spesso l’etichetta è l’unico mezzo che le aziende hanno a disposizione per farsi pubblicità. D’altro canto il consumatore percepisce il vino come un prodotto ricco se la sua bottiglia, la sua etichetta, in generale il suo aspetto, trasmettono una sensazione di lusso. Il giusto abito fa la differenza fra successo o insuccesso di un vino”.
Per esempio l’azienda vitivinicola Badischer Winzerkeller ha richiesto alla Doni di rivestire il suo Oberon. Il messaggio da trasmettere doveva essere di tipo emozionale-minimale, di lusso e pulizia. A un anno dalla messa in commercio del vino col nuovo vestito (che ha ricevuto il premio dall’associazione vitivinicola tedesca) l’azienda ha visto le vendite salire del 30 per cento. Quindi è vero: l’abito non fa il monaco... ma una bella bottiglia e un’etichetta azzeccata fanno vendere più vino.

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