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Finanza&mercati

Una sola dozzina per il Torcolato ... Con poco più di 600 ettari a vigneto, Breganze è una piccola Doc, eppure i suoi vini fanno il giro del mondo, perché la qualità non si conta in ettari di superficie ma in perizia ed esperienza enologica che, ai piedi dell’Altopiano di Asiago, si nutrono di secoli di storia viticola, conoscenza e attenzione per le peculiarità pedoclimatiche del territorio. Il 10% della superficie vitata di questa porzione di pedemontana vicentina è coltivata a Vespaiola, sessanta ettari dai quali la viticoltura breganzese riesce a estrarre uno dei suoi prodotti di punta: il Torcolato, un vino che rappresenta al meglio l’essenza di questo territorio. La resa è molto bassa: da 100 chili di uva vespaiola si ottengono tra i 25 e i 30 litri di Torcolato, nettare prezioso, prodotto in non più di 100mila bottiglie nei vari formati, che raccolgono e conservano i 50mila litri di vino ottenuto, per un giro d’affari valutato intorno a 1,5 milioni di euro. Questo vino esportato in tutto il mondo è il frutto del lavoro di dodici aziende (Bastia di Mario Saccardo, Giuseppe Bonollo, Ca’ Biasi di Innocente Dalla Valle, Cantina Beato Bartolomeo, Col Dovigo, Gastaldia, Maculan, Firmino Miotti, Vignaioli Contrà Soarda, Vigneto Due Santi, Villa Magna, Vitacchio Guerrino) che coprono per collocazione l’intera area della Doc. Ognuna si identifica per le particolari condizioni pedoclimatiche dei terreni dove si coltivano le viti. Tutte competono tra loro sul terreno della qualità, non solo per il Torcolato ma per ogni altra tipologia.

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