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FIPE/CONFCOMMERCIO: “AUMENTARE IL VALORE ESENTASSE DEL BUONO PASTO”. IL MERCATO DEI BUONI PASTO GENERA UN FATTURATO DI 2.400 MILIONI DI EURO

“Innalzare la quota non tassabile del buono pasto è un modo con cui lo Stato può dare più capacità di spesa ai lavoratori dipendenti e alle loro famiglie. Nello stesso tempo si darebbe anche un po’ di ossigeno a un settore di piccole imprese di prossimità quale è quello dei pubblici esercizi, sempre dimenticato nelle manovre di politica economica. Sarebbe questo un primo passo significativo verso una politica dedicata alle piccole e medie imprese, fortemente richiesta congiuntamente da tutte le confederazioni del commercio e dell’artigianato. In ogni caso è sbagliato, anche in linea di principio, tassare il pasto di lavoro con prelievi fiscali che rimandano alla tassa sul pane di stampo medievale”. Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, annuncia in questo modo la proposta “di aumentare il valore esentasse dei tagliandi sostitutivi della mensa aziendale”.

“In un periodo di crisi economica storica - aggiunge il presidente Anseb, Sandro Fertino - con un’ipotesi di ripresa collocata per la seconda metà del 2010, lo Stato ha il dovere di applicare una politica a difesa dei consumi. Uno strumento per raggiungere questo obiettivo è sicuramente il buono pasto. Aumentare la sua defiscalizzazione rappresenta il modo concreto per rendere la ripresa economica un po’ più vicina”.
Fipe ed Anseb sono affiancate in questa proposta dalle associazioni dei consumatori e dai sindacati dei lavoratori. La soglia dei 5,29 euro esentasse risale al 1997, ma nel frattempo il tasso d’inflazione è stato del 26,21%. L’aumento della detassazione del buono pasto produrrà un incremento solo relativo dei costi sul bilancio pubblico, ma sarà in grado di innalzare il potere d’acquisto dei cittadini da destinare ai consumi, facilitando così la ripresa economica. Fipe e Anseb auspicano che “il provvedimento che ha carattere economico possa essere inserito nella prossima Finanziaria”.
Il mercato dei buoni pasto genera un fatturato di 2400 milioni di euro che in un bar rappresenta un incasso variabile dal 20 fino all’80% del volume d’affari. I ticket sono utilizzati da 2,2 milioni di lavoratori nei 100.000 posti convenzionati, cioè nel 59% dei pubblici esercizi.

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