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Forum Barilla Center for Food & Nutrition: Food Sustainability Index 2017, la Francia si conferma leader mondiale nella sostenibilità alimentare, Italia arretra alla posizione n. 7. Petrini: “dannosa mancanza di comunicazione tra i settori del food”

La Francia si conferma leader mondiale nella sostenibilità alimentare collocandosi al primo posto nella classifica del “Food Sustainability Index” (Fsi) 2017, di scena al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione n. 8 della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition che si chiude oggi a Milano. Al secondo posto resta saldo il Giappone, seguito dalla Germania che scalza il Canada. L’Italia arretra di una posizione, collocandosi al settimo posto. Uno scivolamento dovuto anche all’ingresso nell’indice di altri 9 Paesi sull’edizione 2016 (la prima, ndr), tra cui la Svezia e il Portogallo che occupano rispettivamente la quinta e la sesta posizione (al quarto posto c’è la Spagna). L’Italia è però campione per agricoltura sostenibile, superando la Germania che era prima e quest’anno solo terza, dopo la Colombia.
Il “Food Sustainability Index” è l’indice sviluppato e lanciato nel 2016 dall’Intelligence Unit dell’Economist in collaborazione con il Barilla Center for Food & Nutrition, e nell’edizione 2017 analizza la sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi che insieme rappresentano l’87% del Pil globale e i 2/3 della popolazione mondiale. Tre i pilastri sui cui si basa: lo spreco di cibo, l’agricoltura sostenibile e le sfide nutrizionali.
L’Italia, secondo l’indice, mostra diverse luci ma anche alcune ombre. Bene per quanto riguarda la sostenibilità della produzione agricola, che permette al nostro Paese di arrivare primo, subito davanti alla Colombia e alla Germania. In particolare, il successo dell’Italia è giustificato da ottime
performance per quanto riguarda la disponibilità di acqua ma anche la capacità di gestione che ne viene fatta. Rispetto alla lotta allo spreco, l’Italia compie un grande passo avanti passando dal nono posto del 2016 al quarto di quest’anno, dietro a Francia, Germania e Spagna. Resta ancora molto da fare, invece, per quanto riguarda le sfide nutrizionali, un ambito che vede l’Italia solo alla posizione n. 19. A pesare è “la percentuale di bambini sovrappeso nella fascia tra i 5 e i 19 anni di età (ma anche negli adulti), abbinata al basso numero di persone che raggiungono il livello di attività fisica raccomandata a settimana”.
Nella classifica globale per la sostenibilità alimentare, gli Emirati Arabi, pur avendo il più altro Pil pro capite, si classificano all’ultimo posto, mentre l’Etiopia, che è il Paese più povero tra quelli presi in esame, raggiunge la posizione n. 12. Solo alla n. 21 gli Stati Uniti, anche a causa della posizione n. 31 ottenuta per l’agricoltura sostenibile. In termini di sfide nutrizionali, gli Usa si posizionano alla posizione n. 24, trainati dall’elevato consumo di carne e grassi saturi e per il fatto che il contenuto di zuccheri nella dieta degli americani è il più alto tra tutti i Paesi considerati dallo studio.
Nella due giorni del Forum sono stati molti gli interventi, dalla riflessione sulle tecnologie e i trend che cambieranno il modo di coltivare e di mangiare del presidente di Zeri Foundation Gunter Pauli, che ha sottolineato come “a volte ci dimentichiamo della capacità produttiva della natura”, all’individuazione dei 3 passaggi per trasformare un sistema insostenibile in sostenibile del professor Enrico Giovannini, portavoce ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, www.asvis.it), che sono tecnologia, cambiamento di mentalità e governance. Protagonisti di un dibattito sul valore del cibo per sviluppare idee per un futuro sano e sostenibile, di scena oggi, il fondatore della Fondazione Barilla Guido Barilla e Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, intervistati dal giornalista Gigi Padovani. Guido Barilla ha sottolineato come “attorno al cibo si svolgono le più grandi e gravi crisi umanitarie, ma se gestito bene può invece determinare grande crescita e progresso. Se non ricostruiamo il modello - ha continuato Barilla - che dà a tutti gli operatori di filiera la giusta remunerazione per il prodotto che forniscono, il sistema fallirà”. Proprio su questo tema ha voluto soffermarsi Carlin Petrini, che ha voluto mettere in evidenza come “dobbiamo sviluppare una visione olistica e multidisciplinare del cibo, e smetterla di ragionare a compartimenti stagni; la mancanza di comunicazione tra i vari settori del food è dannosa per tutti”. Entrambi, comunque, concordano sulla necessità per i consumatori di avere informazioni corrette e scientifiche, di imparare a fare differenza tra “provenienza” e “qualità”, perché “i cittadini non sono solo consumatori, ma possono essere attori responsabili e coproduttori”.
Al centro del Forum anche il Food Sustainability Media Award, il premio giornalistico realizzato da Barilla Center for Food & Nutrition con Thomson Reuters Foundation dedicato alle storie che meglio hanno descritto i paradossi del sistema alimentare. Cinquecento proposte da 72 Paesi del mondo tra articoli (oltre 330), foto (80), video (oltre 80) per l’edizione numero uno del Premio, che ha visto premiati Gloria Dickie, per l’articolo pubblicato su bioGraphic dal titolo “Maggot Revolution”, il Ghanese Justice Baidoo, col video “Food Wastage in Ghana”, pubblicato su Joy News Today, e il fotografo americano George Steinmetz col reportage fotografico pubblicato sul New York Times Magazine per la categoria “editi” e l’indiana Uzmi Athar, con un articolo dal titolo: “India battles hunger amid wastage of Usd 13 billion worth of food”; il videomaker keniano Musdalafa Lyaga per il video “Unpeeling the rot in the mango value chain”; l’italiana Silvia Landi per il reportage fotografico dal titolo “Globesity” per i lavori “inediti”. Infine, la premiazione del progetto “Maternal and child nutrition among refugees in Lebanon” di Joana Abourizk e Theresa Jeremias, vincitore del “Bcfn, Yes!”, concorso che si rivolge a dottorandi e ricercatori under 35, di qualsiasi nazionalità e percorso accademico, per i migliori progetti di ricerca che promuovono in maniera concreta la sostenibilità del sistema agroalimentare. Quest’anno sono arrivate 135 proposte provenienti da 43 Paesi distribuiti nei 5 Continenti, che si contendono fino a tre borse del valore di 20.000 ciascuna euro. Il progetto vincitore è stato scelto tra i migliori 10.

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