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CULTURA

Francesco Redi, quattrocento anni fa nasceva il più grande poeta della Toscana del vino

La Montepulciano del Nobile dedica una mostra all’autore del “Bacco in Toscana”, ditirambo buffonesco e importante fonte per la storia dell’enologia

Dal “Dio del vino fermato avea l’allegro suo soggiorno a i colli Etruschi intorno” al “del Leggiadretto, del sì divino Moscadelletto di Montalcino”, da “se vi è alcuno, a cui non piaccia la Vernaccia vendemmiata in Pietrafitta, interdetto maladetto fugga via dal mio cospetto” a “quest’altro vin robusto, che si vanta d’esser nato in mezzo al Chianti”, da “se Giara io prendo in mano di brillante Carmignano, così grato in sen mi piove, ch’ambrosia e nettar non invidio a Giove” alla “bella Arianna con bianca mano versa la manna di Montepulciano” che “d’ogni vino è il re”: sono solo alcuni dei versi più belli del “Bacco in Toscana”, ditirambo buffonesco di elogio al vino toscano e un’importante fonte per la storia dell’enologia toscana, scritto nel 1685 da Francesco Redi (Arezzo, 18 febbraio 1626 - Pisa, 1 marzo 1697), scienziato, tra i più grandi biologi di tutti i tempi, naturalista, letterato e medico di corte della famiglia Medici, figura poliedrica e protagonista assoluto della scienza e della cultura dell’età moderna. Ed al quale, nei 400 anni dalla nascita, la rinascimentale Montepulciano, patria del poeta Poliziano e del Vino Nobile che, ancora oggi, invecchia nelle cantine dei palazzi signorili, tra le antiche vie che portano a Piazza Grande, dedica nel 2026 un anno di eventi, svelati oggi dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, a Milano, per celebrare il suo grande amore per la Toscana del vino, di cui è stato non solo appassionato cultore, ma anche il più grande poeta (come WineNews ha raccontato in un video).
Francesco Redi, nato ad Arezzo nel 1626, fu scienziato, medico, letterato e raffinato sperimentatore. La sua eredità è legata a rivoluzionarie scoperte nella biologia, ma anche ad una profonda passione per il vino, al quale dedicò celebri versi nel ditirambo “Bacco in Toscana”, capolavoro della letteratura d’evasione in 980 versi, di grande successo in tutta Europa, famoso in special modo per la descrizione dell’ebbrezza di Bacco immaginato a passare in rassegna i vini toscani, ma non solo, perché offre un’interessante panoramica sull’enologia del tempo e dei più importanti intellettuali toscani suoi amici che ne erano grandi estimatori, a partire dal Granduca Cosimo III dei Medici. L’autore immagina, infatti, che il Dio del vino e la sua sposa Arianna, in uno dei loro frequenti viaggi, si fermino col proprio seguito nella Villa Medicea di Poggio Imperiale: così il “Bacco in Toscana” mostra uno spaccato della società seicentesca e della vita di corte, coi suoi giochi, i suoi balli, i suoi rituali, e dove Bacco simboleggia il Granduca, mentre la corte è rappresentata da satiri e ninfe.
In quest’opera, Francesco Redi esalta i vini della sua terra, culminando in un tributo ineguagliabile alla “manna di Montepulciano”, definendolo senza mezzi termini “il re di tutti i vini”. Per celebrare questo legame indissolubile, la città di Montepulciano, con il sostegno del Consorzio del Vino Nobile, della Società Storica Poliziana, del Cantiere Internazionale d’Arte, della Biblioteca Piero Calamandrei e di altre istituzioni, ha programmato per il 2026 un ricco calendario di eventi. Il clou dei festeggiamenti sarà rappresentato da una grande mostra, al via dal 28 marzo al 30 giugno 2026, nella Fortezza di Montepulciano (ed alla quale contribuirà con libri originali dell’autore anche la WineNews, ndr), edificio storico recuperato proprio grazie all’impegno economico del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, e da un convegno internazionale di studi dedicati alla figura e all’opera di Francesco Redi. Non mancheranno percorsi tematici tra le cantine storiche e degustazioni guidate, ma anche itinerari che uniranno scienza, arte e tradizione vinicola. Festeggiamenti che rappresentano non solo un omaggio a uno dei più grandi geni del Seicento, ma anche un’occasione unica per rilanciare il ruolo di Montepulciano come città ambasciatrice del vino e della cultura toscana nel mondo e che, a quattro secoli dalla nascita di Francesco Redi, si prepara a celebrare il suo cantore più illustre e il nettare che lo ispirò, in un connubio di storia, poesia e sapori che promette di incantare visitatori e appassionati.
“Il Consorzio non poteva non appoggiare e ospitare un evento che celebra Francesco Redi, figura emblematica che ha saputo unire il sapere scientifico alla passione per il vino, un antesignano, si può dire, della comunicazione del vino toscano con il suo celebre “Bacco in Toscana” - dice il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi - il 2026 sarà un anno straordinario per Montepulciano, un’occasione in cui la nostra comunità, insieme alle istituzioni e agli operatori del settore, renderà omaggio non solo a uno dei grandi geni del Seicento, ma anche al legame indissolubile tra storia, cultura e tradizione vitivinicola che caratterizza il nostro territorio, grazie a un ricco calendario di eventi che unirà scienza, arte, cultura e degustazioni, saprà coinvolgere cittadini, appassionati e visitatori provenienti da tutto il mondo, rafforzando il ruolo di Montepulciano come ambasciatrice del vino e della cultura toscana”.
Un evento importante che sottolinea la messa nel mercato, a partire dal 2025, della prima annata del Vino Nobile di Montepulciano Pieve, il risultato del progetto portato avanti dal 2020 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e che ha messo insieme in un nuovo disciplinare di produzione storia, qualità, tradizione. Un vino che ha come caratteristiche il territorio (appunto, con le 12 sottozone, identificate in altrettante Pievi), l’uvaggio che è legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di non meno di 15 anni di età. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. In particolare, la volontà del Consorzio è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino dall’epoca del Redi.

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