Le stime di vendemmia, da sempre, valgono per quel che valgono. Previsioni, fatte quasi sempre troppo presto, e come tali, soprattutto in tempi in cui l’andamento climatico è tutt’altro che regolare, suscettibili di essere stravolte. A volte, per fortuna, in meglio, come successo nel 2022, quando dopo una lunga siccità estiva la raccolta, alla fine, sintetizzando al massimo, è stata salvata dalle piogge di metà agosto. A volte, purtroppo, in peggio. Come sembra accadere adesso, almeno in Francia, dove le stime del Ministero dell’Agricoltura transalpino di inizio agosto (tra i 44 ed i 47 milioni di ettolitri, che porrebbero la Francia in testa alla “classifica” dei maggiori produttori mondiali, viste le stime italiane sui 43 milioni di ettolitri, secondo Coldiretti), potrebbero essere notevolmente diverse dal bilancio finale. La grande ondata di calore che sta colpendo il Belpaese, infatti, è questione comune anche Oltralpe, dove in questi giorni le temperature sono state in molte zone, e a lungo, tra i 40 ed i 42 gradi, con picchi di 43 (con allerta rossa in ben 19 “dipartimenti” del Paese). E questo, come riporta il magazine francese Vitisphere, impatterà in qualche modo sul raccolto e sulle rese, e anche sulla logisita, come spiegato da Jacques Rousseau, responsabile del dipartimento di viticoltura “Groupe Icv”, una delle più grandi realtà di consulenza vitivinicola di Francia.
“Avevamo già notato una forte accelerazione della maturazione la scorsa settimana. L’ondata di caldo non aiuta. I gradi potenziali aumentano di due punti alla settimana e alcune cantine sono costrette a riorganizzare i loro programmi di vendemmia per produrre, ad esempio, il rosé”.
Le maturazioni sono sempre più ravvicinate, rendendo ancora più difficile l’organizzazione della vendemmia. “Nella rete di parcelle che monitoriamo nel Gard, c’è in media solo un grado di differenza tra tutte le varietà di uva e tutti i settori, che siano a maturazione precoce o tardiva. Nella zona di Saint-Chinian, le ultime analisi danno il 13% per tutte le uve. Questo complica la logistica, tenendo conto che le cantine non hanno capacità di ricezione scalabili”.
Nella Vallée-du-Rhône, in Provenza, nel Gard e nell’Hérault orientale, gli acini avevano una buona acidità e alti livelli di acido malico. “Questo non è il caso dei vigneti colpiti dalla siccità, nell’Hérault occidentale, nell’Aude orientale e soprattutto nei Pirenei orientali”, continua Jacques Rousseau.
Qualche problema si vede anche a Bordeaux, come riportato nei giorni scorsi dal quotidiano “Le Figaro Vin”, dove è già iniziata la vendemmia per il Cremant, ma dove si fanno i conti con la muffa che, secondo la Camera dell’Agricoltura della Nouvelle-Aquitaine, sono colpite in maniera più o meno intensa il 90% delle vigne. “La situazione è molto difficile per i nostri viticoltori. Alcuni hanno perso quasi tutto nelle loro aziende. C’è molta angoscia”, ha dichiarato all’Afp Stéphane Gabard, presidente del Syndicat des Aoc Bordeaux et Bordeaux Supérieur.
L’impatto reale nel più grande vigneto di Francia (110.000 ettari) è tutto da stimare. “Nessuno lo sa: pensavamo di avere un raccolto molto grande all’inizio di giugno e uno molto piccolo a metà luglio, e ora per i Crémant è meglio di quanto pensassimo”, commenta Christophe Chateau, direttore della comunicazione del Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (Civb). “È chiaro che con la muffa gran parte del raccolto è andato perso”, conferma Stéphane Gabard, che ritiene plausibili perdite tra il 20 e il 50%.
E la muffa, ed in particolare la “botritys cinerea”, riporta ancora Vitisphere , si sta manifestando in maniera importante anche nella Champagne, favorita dal clima e dalla compattezza dei grappoli, soprattutto nelle vigne non potate. Nel territorio delle celebri e prestigiose bollicine si spera ancora in un buon raccolto, anche se le muffe, secondo i conteggi ufficiali, avrebbero già colpito il 5% del vigneto, con una situazione che, con una raccolta che non inizierà prima del 5-6 settembre, sembra destinata a peggiorare, con l’alternanza di piogge e picchi di calore. E con già un grappolo su cinque di Chardonnay colpito, nella parte più occidentale del territorio, secondo Olivier Zebic, consulente enologo ed agronomo specializzato nella regione della Champagne.
Insomma, una situazione complessa in Francia. Così come in Italia, dove al netto delle stime fin qui diffuse da associazioni di categoria, Consorzi e non solo, l’unica certezza è che l’annata sarà decisamente complicata. Nuove stime ufficiali, fornite da Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea, arriveranno il 12 settembre, quando la raccolta sarà entrata più nel vivo e si potrà dire qualcosa di più. Mentre per un giudizio più concreto e realistico, WineNews attenderà anche qualche giorno in più, aspettando che una buona parte di uve, almeno per le varietà bianche siano in cantina, tastando il polso, come facciamo da anni, a produttori ed enologi, che vivono la vigna in prima persona.
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