Di sondaggi d’opinione sul consumo di vino ne rimbalzano tanti e molti arrivano soprattutto dalla Francia, uno dei Paesi d’eccellenza in questo settore insieme all’Italia. Ci sono quelli più specifici (per tipologia, per fascia d’età) e quelli più generici che spesso mettono insieme tutta la filiera dell’alcol senza fare distinzioni particolari, ma su una cosa tutte le analisi convergono: i francesi consumano sempre meno vino. Addirittura, stavolta, il report realizzato da OpinionWay, e ripreso da “Le Figaro Vin”, sostiene che il 20% della popolazione della Francia non lo beva assolutamente, soprattutto nella fascia di età 18-24 anni dove la percentuale sale al 25%. A supporto del dato ci sarebbero varie ragioni: per esempio, la maggioranza degli intervistati (il 56%) ha dichiarato di preferire al vino altre bevande. È possibile che il riferimento sia rivolto alla birra dal momento che il 69% degli intervistati ne sottolinea l’atmosfera giovane e amichevole, oltre a essere una tendenza già analizzata da un altro studio recente diffuso da FranceAgriMer, l’agenzia del Governo francese dedicata all’agricoltura, dove si spiega come il luppolo abbia scalzato la vite nella preferenze di consumo.
Ma la concorrenza della birra non è l’unico motivo. Il 13% dei francesi ha citato motivi di salute, il 6% parla della volontà di non volersi ubriacare mentre un 7% adduce ragioni religiose (la Francia è il Paese europeo con la più alta percentuale di musulmani, ndr). E poi c’è il tema del prezzo, che scoraggia le spese, e con un 48% dei bevitori francesi che ritiene che costi più accessibili incoraggerebbero all’acquisto anche i fruitori di vino meno appassionati. Non ultima, nelle dinamiche di flessione del mercato del vino oltralpe, c’è la trasparenza: dal 2023 i viticoltori sono tenuti a indicare la composizione degli ingredienti contenuti nella bottiglia, tramite l’etichetta posteriore o un Qr code, ma per i francesi questo non basta. Il 50% vorrebbe saperne di più sui metodi di produzione e sugli impegni concreti a favore della biodiversità, sulla riduzione delle emissioni di carbonio e sull’adozione di pratiche rispettose dell’ambiente. Inoltre, il 60% dei consumatori vorrebbe poter scegliere tra una maggiore diversità di stili, con il sondaggio che segnala anche una crescente attrazione per i piccoli formati (50 cl o mezza bottiglia) e - cosa ancora più sorprendente - per le lattine. Di pari passo il mercato cattura il sentiment dei consumatori e si muove di conseguenza. Un esempio concreto arriva proprio da Bordeaux, in Francia, dove, come racconta “Decanter”, nel 2024 è stato inaugurata Belles Grapes, un’enoteca analcolica. Sebbene il concetto possa non piacere a tutti, o apparire ossimorico, sarebbero però molti - secondo il magazine britannico - i produttori di vino e i consumatori curiosi che hanno fatto visita al locale fin dalla sua apertura. “Abbiamo clienti di ogni tipo - dice la proprietaria Anne Kettaneh, i cui fornitori dell’attività arrivano dalla stessa regione di Bordeaux, oltre che dalla Provenza e da Germania e Austria - ogni settimana, i viticoltori vengono da noi e ci chiedono di provare un nuovo vino dealcolato”. Belles Grappes si trova vicino alla cattedrale cittadina di St-André, ma non è l’unica enoteca analcolica di Francia anche perché sono sempre di più, come osservato in precedenza, le persone che aderiscono alla fazione del No/Low alcol.
Anche nel Regno Unito, dove un sondaggio condotto da Yougov e dall’associazione di settore Portman Group, spiega che il 38% dei bevitori adulti dichiara di consumare con una certa regolarità bevande alternative analcoliche o a basso contenuto di alcol. Ed è notizia recente quella della Familia Torres, tra i più grandi produttori di Spagna, che ha annunciato che investirà 6 milioni di euro, nei prossimi due anni, per la costruzione e a la messa in funzione di una nuova cantina a Pacs del Penedès, interamente dedicata alla produzione di vini dealcolati. L’Unione Europea, dal canto suo, osserva la situazione con il calo del consumo di vino in Francia che ha contribuito a creare scorte in eccesso e con il Governo francese che ha ammesso che l’estirpazione dei vigneti costerà al Paese 109,8 milioni di euro. Nel 2021 la Commissione europea ha approvato i termini “dealcolizzato” (fino allo 0,5% vol.) e “parzialmente dealcolizzato” per il vino, a determinate condizioni, con l’Italia che ha dato il via libera alla produzione, tramite un decreto del Ministero dell’Agricoltura, a dicembre 2024, ndr.
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