Tra i territori colpiti dall’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna, il suo territorio ed il tessuto produttivo della Regione, fatto di 115.000 imprese direttamente coinvolte, il 15% delle quali sono agricole, ci sono anche le cantine e le realtà vitivinicole dei Colli Bolognesi, che continuano a registrare, in queste ore, i danni subiti alle infrastrutture e ai vigneti: il Consorzio dei Vini dei Colli Bolognesi ha raccolto dai suoi soci - in tutto 90 piccoli e medi produttori che coltivano oltre 1.000 ettari di vigneti - decine di segnalazioni che evidenziano situazioni problematiche in diverse aree di produzione, dalla zona di Sasso Marconi a Bologna San Lazzaro, da Monte San Pietro a Castello di Serravalle, da Monteveglio a Zola Predosa. Frane e smottamenti hanno raggiunto in alcuni casi i vigneti, rendendo impossibile l’accesso in sicurezza agli stessi, e non consentendo il lavoro in vigna in una fase vegetativa delicata, con condizioni climatiche avverse, che potrebbero creare ulteriori complessità alla produzione.
L’Appennino Bolognese, e con esso la viticoltura di collina che abbraccia la città di Bologna, non sono stati risparmiati dalle precipitazioni eccezionali e persistenti che hanno interessato tutta la Regione nel mese di maggio, e che hanno raggiunto il culmine la scorsa settimana, provocando l’esondazione di numerosi corsi d’acqua - anche minori - ma soprattutto frane e smottamenti. Numerosi anche i problemi alle infrastrutture che hanno talora isolato le cantine, con il crollo di viabilità di accesso e l’interruzione dei collegamenti. Quel che emerge ancora più chiaramente dopo le piogge di queste ultime settimane è la necessità di salvaguardare la viticoltura in collina e nelle zone di montagna, anche come prevenzione e risposta ai fenomeni climatici sempre più estremi che si stanno registrando negli ultimi anni: il presidio degli agricoltori attivi limita i danni conseguenti a questi eventi, perché un terreno coltivato risulta più compatto, contenendo il rischio di smottamenti.
In un quadro caratterizzato a livello mondiale dal cambiamento degli equilibri climatici con una frequenza sempre più alta di episodi di forte intensità, l’impegno congiunto di aziende, istituzioni e territorio risulta imprescindibile. “Precipitazioni così estreme possono essere ancora più difficili da fronteggiare se arrivano dopo mesi di siccità”, commenta Antonio Capelli, presidente del Consorzio dei Vini dei Colli Bolognesi. “È un fenomeno che ormai conosciamo bene e che riduce la capacità dei terreni di assorbire acqua. Un’agricoltura artigiana rispetto ad una formula intensiva può fornire qualche arma in più per far fronte a condizioni tanto avverse: grazie all’attenzione alla sostanza organica dei terreni è infatti possibile mantenerli più permeabili. Abbiamo il dovere di salvaguardare l’agricoltura di collina dopo le perdite ormai irreversibili dell’agricoltura di montagna. Le esondazioni che hanno interessato il nostro territorio sottolineano un’altra necessità urgente, ovvero quella di non sottovalutare la corretta manutenzione dei bacini idrici”, aggiunge Capelli.
Focus - I Sangiovese di Romagna a “Piacere Sottozona” per sostenere l’agricoltura romagnola
Saranno i Sangiovese top di Romagna, vertice della piramide qualitativa del territorio, i protagonisti di “Piacere Sottozona”, di scena il 30 maggio a Bologna, in una giornata di degustazione dedicata ai wine lovers e agli addetti ai lavori i cui ricavati andranno in beneficenza ad Agenzia per la Sicurezza Territoriale e Protezione Civile dell’Emilia-Romagna, a sostegno delle attività emergenti per i danni provocati dall’alluvione in tutte le provincie della Romagna e fino all’area metropolitana di Bologna.
Tenuto a battesimo una decina di anni fa dal Consorzio Vini di Romagna, con l’idea di concorrere a far distinguere i territori e i loro Sangiovese più identitari, il progetto Sottozone ha subito una decisa accelerazione con la realizzazione del marchio collettivo “Rocche di Romagna” e il riconoscimento di ulteriori distretti collinari che hanno visto giungere a 16 il numero complessivo dei territori della zonazione. In degustazione, ci saranno dunque realtà, terroir e storie diverse raccontate da decine di etichette, accomunate dallo stesso stile produttivo, che prevede la vinificazione delle uve Sangiovese in purezza, come da tradizione romagnola.
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