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G8 AGRICOLO, PROPOSTE E ASPETTATIVE DEL MONDO: SEGRETARIO USA: “AGRICOLTURA CHIAVE PER ECONOMIA GLOBALE”. CONFAGRICOLTURA: “NUOVE REGOLE PER SCAMBI”. FAO: “ROADMAP”. I “6 PASSI” DI FEDERALIMENTARE CONTRO LA FAME. COLDIRETTI: “ AGRICOLTURA CENTRALE”

Alla sua prima visita ufficiale oltreoceano da quando è entrato a far parte dell’Amministrazione Obama, il Segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti Tomas Vilsack afferma che “l’agricoltura è la chiave per il rafforzamento dell’economia globale”. “Dare centralità all’agricoltura” e prevedere “nuove regole per gli scambi” è quanto sottolinea Confagricoltura alla vigilia dell’apertura ufficiale del primo G8 agricolo (dal 18 al 20 aprile) che porterà i grandi degli 8 Paesi più sviluppati del mondo a Cison di Valmarino (Treviso), “un’occasione straordinaria - secondo la Coldiretti - per riconfermare la centralità dell’agricoltura”. Per combattere e superare il grave problema della fame nel mondo, secondo il Direttore Generale della Fao Jacques Diouf occorre “una chiara “roadmap” e, ora più che mai, i leader mondiali devono mettersi d’accordo per sradicare l’emergenza cibo dalla faccia della terra entro il 2025”, mentre “sei passi essenziali per soddisfare il fabbisogno alimentare nel mondo, favorendo lo sviluppo dell’agricoltura nei Paesi emergenti e mantenendo la produttività nei Paesi già pienamente sviluppati” è la proposta avanzata da Federalimentare, in vista del summit che si aprirà domani.
“L’agricoltura - sottolinea Vilsack, che parteciperà alla riunione dei Ministri dell’Agricoltura, uno dei nove incontri ministeriali in cui si parlerà di agricoltura, ma anche di sviluppo, finanza e lavoro - è la base su cui verrà costruita la ripresa dalla recessione globale e finanziaria e dalla crisi dei prezzi in ambito alimentare, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo che derivano gran parte delle proprie entrate dalla produzione agricola. Considerata l’importanza di questi temi dobbiamo lavorare insieme per garantire la sicurezza alimentare e la prosperità economica per tutti”.
“Dare centralità al settore agricolo, farne comprendere la rilevanza strategica e investire su di esso, nei Paesi in via di sviluppo, come nelle economie avanzate, dove pure non si può rischiare di ridurre la capacità produttiva” è la posizione di Confagricoltura, “ma per far questo - afferma il vice presidente Antonio Borsetto - servono politiche adeguate. Il protezionismo non costituisce un’opzione politica percorribile, ma occorre riconoscere che anche le politiche di liberalizzazione degli scambi evidenziano i loro limiti. Occorre quindi interrogarsi su quale tipo di liberalizzazione auspicare per rafforzare la sicurezza alimentare mondiale. In tal senso andrebbero ad esempio ridiscusse le regole relative alle tecniche di produzione; agli standard per la commercializzazione ed ai requisiti richiesti alle imprese: un dibattito che nell’ambito del Wto non si è riusciti sinora ad avviare. Il tutto magari proprio partendo da questo primo coordinamento del G8 allargato “a geometria variabile”, che l’Italia ha voluto proporre come nuovo schema di confronto e che dovrebbe essere istituzionalizzato”.
“Sono certo che questo importante summit - sottolinea il presidente della Coldiretti Sergio Marini - in un momento particolare dell’economia mondiale, sarà un’occasione straordinaria per riconfermare la centralità dell’agricoltura e per avviare un confronto proficuo nell’obiettivo di garantire cibo per tutti al giusto prezzo nel rispetto delle identità territoriali e culturali. Come agricoltori italiani ci sentiamo orgogliosi che il primo vertice dei Ministri dell’agricoltura appartenenti al G8 avvenga nel nostro Paese, potrà questo essere l’occasione per far conoscere, a chi governa l’agricoltura mondiale, le nostre campagne, i nostri cibi e le nostre realtà produttive. Gli ospiti avranno l’occasione di conoscere il modello di agricoltura dell’Italia che ha fatto con successo la scelta di un’agricoltura libera da organismi geneticamente modificati (Ogm), conquistato la leadership europea nella produzione biologica, tipica, nel turismo enogastronomico e nei prodotti base della dieta mediterranea ai quali sono riconosciute unanimemente caratteristiche di salubrità. Ma ha anche - conclude Marini - il triste primato delle produzioni più imitate nel mondo dove due prodotti alimentari su tre che si richiamano al made in Italy non sono stati realizzati in Italia”.
A seguito della crisi economica globale, il direttore generale Fao ricorda come il problema fame e povertà si sia allargato e “può riguardare una quantità di gente come mai avvenuto nella storia. Un problema, quello dell’emergenza cibo - prosegue Diouf - che non ha bisogno di cure miracolose, in quanto sinora quello che è mancato non sono state le soluzioni ma l’impegno dei politici. Dobbiamo essere più ambiziosi di quanto finora siamo stati e mettere fine una volta per tutte al problema fame. Il primo G8 agricolo dovrebbe essere appunto un’opportunità per avviare un processo politico globale e puntare il tiro su questa sfida vitale. La crisi alimentare rimarrà infatti con noi a meno che non sia affrontata in maniera adeguata, invece di reagire solo quando si è presentata l’emergenza. Entro il 2050 la produzione di cibo si deve almeno raddoppiare per nutrire una popolazione mondiale che si attesterà sui 9 miliardi”. Oltretutto il progredire dell’urbanizzazione sottrarrà forza lavoro ai campi e ci saranno anche le variabili climatiche con cui fare i conti. Inoltre, sarà necessario cercare una agricoltura più eco-compatibile”. Secondo la Fao “serve anche un sistema globale agricolo che assicuri ai contadini sia dei Paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo una remunerazione che sia comparabile con quanto guadagnato da quanti sono impegnati nel settore secondario e terziario, attraverso un supporto che sia privo di distorsioni. Ancora, serve un meccanismo di pronta reazione in caso di scenari di crisi alimentare tipo quelli che si attivano nei disastri naturali e nelle guerre. Mi riferisco a un Ente internazionale che possa agire con tempestività alle emergenze e possa anche prevenire le crisi con rapide decisioni. E voglio sottolineare con forza che non c’é bisogno di creare l’ennesimo Ente, ma rivitalizzare quelli già operanti nel settore”. Un’altra questione urgente, per Diouf, è inoltre far sì che la quota prevista per l’agricoltura nell’Official Development Assistance, che si attestava solo al 3,8% nel 2006, ritorni al livello del 17% segnato nel 1980. “In realtà i leader mondiali che intendono salvare l’economia globale dai disastri - conclude Diouf - farebbero bene a investire massicciamente nell’agricoltura. E’ infatti uno degli stimoli economici più potenti e promettenti che abbiamo a disposizione”.
Per Federalimentare, che al G8 rappresenterà le 19 associazioni di categoria dell’industria alimentare italiana, “la disponibilità di materie prime agricole in quantità sufficienti richiede: 1) strumenti a sostegno dell’agricoltura comunitaria per mantenere alta la produttività, conservando i principi e gli obiettivi della politica agricola comune (Pac); 2) un approccio “laico” dell’Europa alle biotecnologie; 3) un nuovo accordo commerciale organico e multilaterale in seno al Wto; 4) un aumento degli investimenti a favore della produttività nei Paesi in via di sviluppo; 5) un accordo internazionale per gestire le scorte internazionali; 6) lo sviluppo articolato dei biocarburanti, privilegiando quelli di seconda generazione”.

L’agroalimentare made in Italy in cifre
L’agricoltura italiana che, ha fatto la scelta di una campagna libera da Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) ha conquistato:
- la leadership europea nel biologico. In Italia si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell’Unione superando il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) con 49.859 imprese agricole;
- la leadership europea nei prodotti tipici. Sono 177 i prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea;
- un ruolo di primissimo piano in campo enologico. Sono 477 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (316 vini Doc, 41 Docg e 120 Igt pari ad oltre il 60% della produzione vinicola nazionale);
- il record del 99% di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge, riconosce il primato della sanità e sicurezza alimentare del made in Italy alimentare;
- la leadership conquistata nelle produzione di frutta, verdura, pasta, vino e il posto d’onore nell’olio che sono alla base della dieta mediterranea, che, secondo recenti studi, è in grado di ridurre del 9% i casi di mortalità;
- una ricchezza unica nei prodotti agroalimentari tradizionali. Nell’ultimo elenco (revisione n. 8) sono 4.396 le specialità tradizionali censite dalle Regioni in quanto ottenute secondo metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo e regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni;
- un paesaggio che è metà di un crescente flusso turistico nei 772 parchi e aree protette presenti in Italia che coprono ben il 10% del territorio nazionale. Una tendenza confermata dalla crescita dell’agriturismo che può contare in Italia su 18.000 aziende agricole.
Fonte: elaborazioni Coldiretti

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