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Gambero Rosso

Una solitudine palpabile ... Il crescente immeticciamento con i vitigni bordolesi è nei fatti l’annientamento di questa ricerca e di questa biodiversità e l’ennesima spia, in chiave-vino, di una suprema, inarrestabile globalizzazione del gusto. Là dove questa resistenza però esiste e in corrispondenza di disciplinari duttili, con libertà ai produttori di modulare i tempi di legno in modo logico e coerente si vanno modificando in modo esponenziale tutti quelli che erano ritenuti i parametri del vitigno (anche in vigne non impostate a fare qualità). La longevità e, come dire, l’energia del Montepulciano d’Abruzzo appare oggi completamente da riscrivere davanti al Villa Gemma ’95, al Visions ’97, al Kurni ’99, tutte etichette (e vigne) che hanno poi ancora enormi magari di progressione. La longevità e la dimensione poi del Sagrantino appare ben diversa (e volutamente prendo un solo produttore) se si esamina il Collepiano di Caprai o il suo 25 Anni o quella miniproduzione sperimentale scherzosamente ribattezzata “Cobra”, in cui si raccolgono le ricerche estreme sul vitigno.

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