Gambero Rosso

Roma, la capitale del vino ... Roma caput mundi. Sì, anche di quello del vino. Lo dicono tutti, i produttori di vino, i loro ragionieri, i rappresentanti, gli appassionati di vino romani e non. La città di "portace 'nantro litro", famosa fino a qualche decennio fa per gli immensi volumi di vino dei Castelli Romani che ingollava e imponeva ai visitatori (e a qualcuno piaceva pure!), come il brutto anatroccolo ha compiuto la sua metamorfosi. Dalla fine degli anni Settanta ad oggi le coordinate dei consumi della città e dei suoi dintorni sono cambiati completamente. Se cercate una bottiglia rara, la troverete sugli scaffali di una grande enoteca romana, se volete un'annata storica la potete scovare in una delle "wonder wine list" di un ristorante romano. O ad un'asta di vini rari, sempre a Roma. Se poi cercate le ultime novità enoiche informatevi sul calendario degli eventi che vivacizzano l'anno enologico capitolino, mentre se volete imparare il mestiere a Roma c'è probabilmente la più vasta scelta di corsi professionali e amatoriali di alto livello d'Italia. Ad onta delle mode e delle crisi, l'ultimo quarto del secolo ha visto fiorire una "scuola romana" che si è espressa nella ristorazione, nelle enoteche, ha creato il fenomeno dei wine bar e tre generazioni di professionisti che hanno pochi rivali in Italia, oltre che alcuni fenomeni editoriali del settore. Scusate se è poco... Ma ecco come tutto questo è iniziato.

Anni Settanta. Il Sommelier. Chi è costui?

I pionieri: Achilli, Ciarla, Milioni, Di Mauro, Mariani, Saffiotti, Arcioni, Benvenuti, Salvini, Costantini, Altobelli, Del Gatto, Lucia.

Anni Ottanta. Il boom delle enoteche

La generazione di mezzo: Ceccarelli, Colonna, Caraccio, Troiani, Del Frate, Paolillo, Milozzi, Bleve, Ciminelli, Rizzi, Peluso, Bulzoni, Romano.

Anni Novanta. La città dei wine bar.

Nouvelle Vague: Lo Bianco, Rocchi, Camero, Trimani, Cipriani, Allegrini, Minore, Laurenzi, Spagnardi, Reitano, Marchetti.