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Gambero Rosso

L'editoriale - Oltre la Toscana ... Sarà per l’estate calda, o perché i vini eccessivamente corposi e concentrati si possono tutt’al più centellinare, per tipologia e per costi. Sta di fatto che da qualche tempo una quantità di rossi semplici e di bianchi profumati hanno un sempre maggiore successo e, addirittura, riescono a fare concorrenza alle birre nei pub e fra il pubblico dei più giovani.
Vini dell’Alto Adige, ma anche piemontesi, toscani, emiliani, campani. A Roma e a Napoli la Falanghina scorre a fiumi, a Torino vengono apprezzati certi Dolcetto non snaturati da un eccesso di concentrazione, vini da bere freschi, di età e di temperatura.
C’è persino un ritorno a vini in parte dimenticati, come i tanti Lambrusco, come i Lago di Caldaro.
Personalmente sto vivendo una grande passione per i Santa Maddalena, rossi leggeri e deliziosi, a base di uve schiava con piccole aggiunte di lagrein. Si producono in una minuscola area a nord-est di Bolzano, tra la città e l’inizio della valle dell’Isarco, quella che porta a Bressanone e poi al Brennero.
Piccoli appezzamenti di vigneto, che scansionano le colline, piccoli produttori che operano e ragionano in modo abbastanza simile a quelli di Langa e di Borgogna. Ma i vini, quei Santa Maddalena, sono profumati, fruttatissimi, facili da bere e facili da abbinare. Dei Südtiroler Beaujolais, insomma, che riescono a fare della loro semplicità e della loro fruibilità il loro pregio maggiore.
Poi ci si può imbattere in veri personaggi, come il mitico Josephus Mayr, a Cardano, come Franz Gojer, i Rottensteiner, i Ramoser. Georg Mumelter, Urban e Alfred Malojer, Heinrich e Christian Plattner. E, ancora, Stephan Filippi, kellermeister della Cantina Produttori di Santa Maddalena, da poco confluita, unitamante alla Cantina di Gries, nella Cantina Produttori di Bolzano. Accanto ai loro Santa Maddalena propongono anche vini di ben altro spessore, di maggiore complessità. Splendidi Lagrein Dunkel, grandi Cabernet Sauvignon, qualche Merlot degno di rilievo.
Vini che possono oscurare il loro piccolo rosso della tradizione, e che gli stanno in parte anche togliendo spazio, soprattutto nelle vigne. E questo è un vero peccato, perché il rischio è quello di perdere lentamente un patrimonio locale insostituibile, oltre che un vino che si può bere con tutto, a partire dai prodotti locali (cosa c’è di meglio con speck e graukäse?), per arrivare a molti primi e a molte zuppe tipiche della cucina regionale italiana.
Perciò mi sembra opportuno fare un appello a tutti i lettori amanti del bere facile. Non vergognatevi di chiedere vini come il Santa Maddalena, come i Lambrusco, come certi Groppello del Garda Bresciano, se non avete voglia di etichette “importanti”. Le liste dei vini dei ristoranti, le proposte di mescita dei wine bar, le selezioni delle enoteche, è bene che si occupino anche dei vini che “si bevono” e non solo di quelli che si degustano di tanto in tanto e che costano un sacco di soldi.

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