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I DATI ISTAT

Giornata Mondiale dell’Olivo: è record per la bilancia commerciale dell’olio italiano (+59%)

Coldiretti/Unaprol: “nei primi 8 mesi 2024 superato il fatturato 2023 ma è allarme su speculazioni e Xylella”. Confagricoltura: “e cala la produzione”
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Export ai massimi storici per l’olio d’oliva, ma in Italia cala la produzione

È record storico in valore per le esportazioni di olio d’oliva italiano che nei primi otto mesi 2024 hanno già superato i 2 miliardi di euro “fatturati” in tutto il 2023 grazie ad un aumento del 59% sullo stesso periodo dello scorso anno. Circa un terzo del totale esportato in valore finisce negli Stati Uniti che rappresentano il primo mercato per l’olio d’oliva italiano davanti a Germania e Francia. A dirlo l’analisi Coldiretti/Unaprol su dati Istat sul commercio estero relativi a gennaio-agosto 2024, diffusa nella “Giornata Mondiale dell’Olivo” (varata dall’Unesco e promossa dal Coi il 26 novembre per celebrare un prodotto fondamentale per la Dieta Mediterranea e per la salute, ndr). Un successo trainato “dalla nuova sensibilità verso il prodotto certificato 100% italiano che negli ultimi anni è salito di prezzo, ma nonostante ciò, a livello di consumi, l’olio extravergine di oliva made in Italy non ha registrato flessioni negli acquisti neanche nelle annate di minor produzione, a testimonianza di una accresciuta cultura dell’origine del prodotto che ha premiato coloro che hanno scommesso sulla tracciabilità e sulla trasparenza”, secondo Unaprol.
L’olio extravergine d’oliva rappresenta un comparto strategico per il made in Italy agroalimentare, grazie all’impegno delle circa 400.000 aziende agricole nazionali per garantire un prodotto dagli standard elevatissimi, con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. L’Italia ha la leadership in Europa per il maggior numero di oli extravergini a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp). L’Italia è anche il primo consumatore mondiale di olio, con 8,3 litri all’anno a persona, oltre che il secondo produttore ed esportatore dopo la Spagna, secondo i dati diffusi da Coldiretti.
Un patrimonio del Paese sul quale bisogna, però, tenere alta la guardia rispetto al rischio di manovre speculative che hanno l’obiettivo di mettere all’angolo i produttori italiani di extravergine, costringendoli a vendere sottocosto. “In piena raccolta, l’olio extravergine d’oliva italiano è vittima di speculazioni sul prezzo all’origine, aggravate da un’impennata ingiustificata delle importazioni da Spagna, Portogallo, Tunisia e Turchia - denuncia David Granieri, vice presidente Coldiretti e presidente Unaprol - le grandi multinazionali puntano a dimezzare il valore del nostro “oro verde”, ma Coldiretti non accetta questo gioco al ribasso che penalizza olivicoltori e frantoiani, custodi della qualità del nostro prodotto. Un olio venduto a prezzi stracciati non è italiano né di qualità. L’olio evo italiano deve mantenere un prezzo minimo per tutelare olivicoltori e frantoiani, che garantiscono qualità eccellente nonostante le difficoltà. Contro frodi e speculazioni, chiediamo controlli severi per proteggere un prodotto unico, pilastro della Dieta Mediterranea e simbolo dell’Italia nel mondo. La filiera deve riconoscere un equo valore ai produttori: senza di loro, non esiste futuro per l’olio extravergine italiano”.
Ma sul futuro degli olivi italiani pesa anche la Xylella, un batterio arrivato in Italia portato da piante tropicali giunte dall’America Latina, che fino ad oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante. “Una minaccia dinanzi alla quale - rilevano Coldiretti e Unaprol - occorre non abbassare la guardia, cercando di contenere il batterio nelle zone di avanzamento, riducendo gli insetti vettori, innestando gli ulivi secolari con il leccino e ripiantando nelle zone colpite le varietà resistenti”. In tale ottica Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano e Cai - Consorzi Agrari d’Italia assieme alla Coldiretti Puglia hanno dato vita a un grande Polo antixylella per accompagnare le aziende olivicole nella realizzazione dei nuovi impianti e promuovere la ricerca di nuove varietà. L’obiettivo è difendere un patrimonio non solo economico, ma anche storico, paesaggistico, ambientale e turistico.
Intanto però, la produzione di olio aumenta nel mondo, ma non in Italia: il nostro Paese, stando alle ultime stime di campagna, perde un terzo dei quantitativi sul 2023 e chiude il 2024 con circa 224.000 tonnellate di olio di oliva (-32%), spiega la Confagricoltura. Secondo i cui dati, nel bacino mediterraneo la produzione globale sarà maggiore del 30% e del 12% sulla media degli ultimi cinque anni. Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna sarà il quinto produttore al mondo dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia. Oltre a una minore produzione generale di olive, quest’anno i produttori italiani, tranne in alcune zone, hanno dovuto scontare una resa in olio tra le più basse mai registrate. L’appello di Confagricoltura in occasione della Giornata Mondiale dell’Olivo è di salvaguardare il giusto valore della filiera, che vede ancora costi di produzione elevati e in particolare per la frangitura, ma anche evitare speculazioni e mantenere ad un livello adeguato il prezzo minimo. Il mercato, infatti, non remunera adeguatamente il produttore: dai 9,9 euro al chilo dello scorso anno si è passati in questi giorni ad alcuni scambi dell’olio extravergine italiano a 7,8 euro al chilo. “L’Italia è il Paese olivicolo con più biodiversità al mondo, con oli evo di altissima qualità, unici per proprietà organolettiche e analitiche di cui si deve tenere conto: non si può ridurre tutto a un mero calcolo algebrico - dice Walter Placida, presidente Federazione Olivicola Olearia di Confagricoltura - mai come in questa stagione il prodotto italiano assume un connotato di rarità e prestigio; mai come in questa stagione, falcidiata in termini produttivi da un’alternanza esasperata e da eventi climatici acuti, va riconosciuto il giusto pregio all’evo italico. Dobbiamo prestare attenzione alle speculazioni e ai tentativi di quotazioni al ribasso, richiamando alla responsabilità tutti gli attori della filiera, con il supporto delle istituzioni”. In quest’ottica, ad avviso di Confagricoltura, sarà di aiuto anche implementare efficaci azioni di controllo sugli oli in commercio, soprattutto di provenienza estera, per accertarne l’origine e la qualità.
Queste azioni, unitamente a una corretta informazione al consumatore, sono di vitale importanza per la tutela e sviluppo del prodotto olio extravergine di oliva italiano. “Non dimentichiamo poi - aggiunge la Confederazione - che alcune zone in cui la coltivazione dell’olivo è secondaria rispetto ad altri comparti produttivi, sono sovente aree di grande vocazione turistica: l’eventuale abbandono o incuria degli uliveti causerebbe un grave danno economico all’intero territorio”. E “oltre alla necessità di attivare specifiche campagne informative ed educative sulle peculitarità dell’olio di oliva italiano - conclude Placida - riteniamo utile attivare percorsi di consumo guidato nella ristorazione e nei consueti canali di distribuzione organizzata. Una maggiore consapevolezza della qualità del nostro prodotto non può che rafforzare il comparto”.

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