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LO SCENARIO

Gli alcolici a base di vinacce e vino dall’Ue pagheranno il 32% di dazi alla Cina dal 5 luglio

La decisione del Ministero del Commercio di Pechino. Il commento di spiritsEurope: “decisione nonostante abbiamo dimostrato assenza di dumping”
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Un calice di Brandy (ph: Depositphotos)

Un parziale, leggerissimo sollievo, perché poteva andare peggio. Ma, comunque, non mancano elementi di preoccupazione per l’industria degli spirits Ue, che da domani, 5 luglio, si vedrà applicare, dalla Cina. dazi antidumping del 32,2% sugli alcolici a base di vino, vinacce e Brandy in arrivo dall’Unione Europea, ad eccezione di quelli di produttori che hanno sottoscritto con il Governo di Pechino degli accordi sul prezzo minimo. Così ha stabilito il Ministero del Commercio Cinese (Mofcom), con una decisione che “arriva nonostante le prove sostanziali presentate dal settore degli alcolici dell’Ue negli ultimi 18 mesi, che dimostrano chiaramente l’assenza di pratiche di dumping sul mercato cinese. Sebbene il dazio medio finale sia leggermente inferiore all’aliquota provvisoria applicata dall’11 ottobre 2024, le misure continueranno a rappresentare un ostacolo significativo al commercio legittimo”, commenta spiritsEurope che rappresenta il settore a livello europeo (per l’Italia ne fa parte la Federvini, ndr).
“Nel tentativo di salvaguardare le loro operazioni e mantenere una presenza stabile nel mercato cinese, diverse società interessate hanno assunto impegni sui prezzi con il Mofcom. Questi accordi, facilitati da un costante impegno diplomatico da parte dell’Ue e della Francia, sostituiranno i dazi antidumping per queste società. Si prevede che si applichino a partire dalla stessa data dei dazi definitivi e riguarderanno le tre società incluse nel campione e altre imprese riconosciute dal Mofcom come parti cooperanti. Con una mossa positiva separata, l’annuncio del Mofcom conferma il rimborso delle garanzie e lo svincolo dei titoli pagati da ottobre 2024”, spiega spiritsEurope, che sostiene fermamente che gli impegni relativi ai prezzi minimi non implicano alcuna irregolarità o dumping. Sottolineando anche che, sebbene contribuiscano ad attenuare l’impatto, le nuove condizioni rimangono meno favorevoli rispetto alle condizioni esistenti prima dell’avvio dell’inchiesta nel gennaio 2024. “Inoltre, un numero significativo di produttori dell’Ue non è coperto da questi accordi e dovrà affrontare dazi elevati e ingiustificati”.
“Ci rammarichiamo della decisione di imporre dazi antidumping definitivi ai produttori di alcolici a base di vino e vinacce dell’Ue, nonostante le prove evidenti del contrario presentate del contrario - ha dichiarato Hervé Dumesny, dg spiritsEurope - al di là del suo impatto diretto sul nostro settore, questa decisione rischia di alimentare le tensioni commerciali in un momento in cui la cooperazione reciproca è più importante che mai. Accogliamo tuttavia con favore la conclusione di impegni sui prezzi con alcune società, in quanto offrono un parziale sollievo, e chiediamo che questa opzione sia estesa a tutte le aziende che hanno aderito. Il nostro obiettivo finale rimane la completa rimozione di questi dazi e delle relative restrizioni. Nel frattempo, chiediamo alle autorità cinesi di adottare misure immediate per alleviare la situazione, applicando il regime di impegno del prezzo minimo a tutte le aziende che hanno rispettato i requisiti procedurali durante l’inchiesta e che hanno aderito, e riaprendo completamente i canali di vendita duty-free per i prodotti interessati. Esortiamo tutte le parti a cercare una soluzione politica costruttiva che consenta il ritiro completo di queste misure e ripristini un accesso equo e prevedibile al mercato per tutti gli esportatori di alcolici dell’Ue”, conclude Dumesny.
Una decisione, quella cinese, sulla quale Federvini, sul fronte italiano, esprime forte biasimo e preoccupazione. “La decisione del Governo cinese è l’ennesimo caso di barriera tariffaria che riteniamo del tutto ingiustificata e rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione in uno scenario globale sempre più sotto attacco sotto il profilo della libera circolazione delle merci e dell’interscambio commerciale - sottolinea Giacomo Ponti, èresidente di Federvini. - monostante l’attiva collaborazione prestata, le aziende italiane ed europee che hanno partecipato ai numerosi ed onerosi adempimenti legati all’indagine richiesti dall’Autorità cinesi, da domani dovranno affrontare un dazio estremamente pesante e penalizzante”.
Come detto, alcune imprese europee hanno nel frattempo sottoscritto con le autorità cinesi impegni sui prezzi, il cosiddetto “price undertaking”, che in linea potenziale potrebbero attenuare parzialmente gli effetti delle misure, ma che restano in ogni caso soluzioni soggette a condizioni specifiche.
Federvini auspica che si possa tornare rapidamente a un clima di cooperazione e che vengano adottate soluzioni condivise, nell’interesse reciproco non solo dei settori coinvolti ma anche, su scala più ampia, delle politiche complessive di intercambio commerciale tra i due mercati. In tal senso, è fondamentale che il dialogo istituzionale con le autorità cinesi prosegua serratamente e si intensifichi nelle prossime settimane.
“Non possiamo permetterci di continuare a subire controversie commerciali che danneggiano le imprese e chiediamo che sia riaperto tempestivamente un dialogo istituzionale bilaterale con le Autorità cinesi” ha aggiunto Ponti.

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