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GUERRA

Gli appelli della scienza e della ristorazione russa contro il conflitto in Ucraina

Sono 6.900 gli scienziati, e oltre 300 gli chef, i critici gastronomici e i bartender che sfidano il regime di Putin: “non possiamo farci da parte”

La guerra in Ucraina apre crepe profonde nella società russa, dove cresce il dissenso interno contro l’aggressione ad un Paese vicino, fratello, messo letteralmente a ferro e fuoco. Sono migliaia i manifestanti fermati ed arrestati nei giorni scorsi, e a Mosca si parla persino di legge marziale, mentre il lavoro della diplomazia non si ferma, sperando in un cessate il fuoco. È in questo clima che, sfidando il regime e la censuara di Putin, che si moltiplicano gli appelli per la pace. Che arrivano, come racconta il quotidiano “Corriere della Sera”, anche dal mondo della ristorazione.
“Siamo persone con una professione molto pacifica e completamente apolitica: nutriamo semplicemente le persone. Ma ora non possiamo farci da parte”
, si legge nell’appello (qui) sottoscritto, al momento, da 318 chef, ristoratori, bartender e critici gastronomici.
A lanciare la sfida al Governo russo, parlando apertamente di guerra fratricida tra popoli che hanno tantissimo da condividere, da sempre - a partire dal Boršč, l’iconica zuppa di barbabietola, e dalla cotoletta (“Kotleti Po Kievski”) - sono stati il critico gastronomico Dmitry Grozny e la giornalista, ristoratrice ed attivista gastronomica Ekaterina Drozdova
, che, in pochi giorni, hanno raccolto intorno alla loro lettera aperta i colleghi di ogni parte del Paese, da Mosca a San Pietroburgo, da Novosibirsk a Ekaterinburg e Vladivostok. Ci sono chef come Dmitry Blinov, che a San Pietroburgo, nel 2019, ha guidato l’“Harvest” alla posizione n. 93 della “Word’s 50 Best Restaurant”, o Kristina Veselova, la migliore sommelier di Russia del 2022 per “Where To Eat Russia”, Igor Grishechki, chef di “Cocco”, sempre a San Pietroburgo, la pastry chef del “Beluga” di Mosca, Daria Shmarova, e Andrei Shmakov, chef di “Savva”, neo stellato Michelin.
Prima del mondo della ristorazione, ed in maniera ancora più forte, il 24 febbraio era arrivato l’appello del mondo della scienza e del giornalismo scientifico
(qui), che ha raccolto l’adesione di ben 6.900 scienziati di ogni campo: accademici, professori universitari, chimici, matematici, filologi, psicologi, economisti. Ma anche professionisti vicini al mondo del vino, biologi e soprattutto agronomi, tra i primi firmatari della lettera lanciata dal professor Mikhail Gelfand, biologo esperto in genomica comparativa, la cui moglie è per metà ucraina, una realtà piuttosto comune in Russia.


Focus - Il testo dell’appello di scienziati e divulgatori scientifici russi

Noi, scienziati e giornalisti scientifici russi, protestiamo fortemente contro l’azione militare iniziata dalle forze armate del nostro paese in Ucraina. Questo passo fatale porta a enormi perdite di vite umane e mina le fondamenta del sistema stabilito di sicurezza internazionale. La responsabilità di scatenare una nuova guerra in Europa è interamente della Russia.
Non c’è nessuna giustificazione ragionevole per questa guerra. I tentativi di usare la situazione nel Donbas come pretesto per un’operazione militare non sono credibili. È chiaro che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro paese. Una guerra contro di essa è ingiusta e francamente inutile.
L’Ucraina era e rimane un paese vicino a noi. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi in Ucraina. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo. Lo scatenamento della guerra per le ambizioni geopolitiche della leadership russa, guidata da dubbie fantasie storiografiche, è un cinico tradimento della loro memoria.
Noi rispettiamo la statualità ucraina, che si basa su istituzioni democratiche realmente funzionanti. Siamo solidali con la scelta europea dei nostri vicini. Siamo convinti che tutti i problemi nelle relazioni tra i nostri paesi possono essere risolti pacificamente.
Scatenando la guerra, la Russia si è condannata all’isolamento internazionale, alla posizione di paese paria. Questo significa che noi scienziati non saremo più in grado di fare bene il nostro lavoro: la ricerca scientifica è inconcepibile senza la piena cooperazione con i colleghi di altri paesi. Isolare la Russia dal mondo significa un ulteriore degrado culturale e tecnologico del nostro paese, senza prospettive positive. La guerra con l’Ucraina è un passo verso il nulla.
Siamo amaramente consapevoli che il nostro paese, che insieme ad altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica ha dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, è ora diventato l’istigatore di una nuova guerra nel continente europeo. Chiediamo un arresto immediato di tutte le azioni militari contro l’Ucraina. Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato ucraino. Chiediamo la pace per i nostri paesi.
Le firme continuano ad arrivare, stiamo aggiungendo come possiamo (ci sono più di 6.900 firme sul sito ora).
Attenzione a tutti gli accademici che desiderano firmare l’appello contro la guerra!

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