Gli organismi geneticamente modificati non sono una soluzione per gli 868 milioni di persone che al mondo non hanno cibo sufficiente, il 70% delle quali sono donne e ragazze (dati Barilla Center for Food & Nutrition). Così Giulio Albanese, padre Comboniano della Pontificia Università Gregoriana di Roma e direttore delle riviste missionarie Pontificie Opere Missonarie: “Ogm equivale a dare ai “morti di fame” non reti per iniziare a pescare ma pesci”. Intanto, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) boccia lo studio del ricercatore francese Jilles-Eric Seralini che sosteneva la pericolosità del mais transgenico, che secondo l’agenzia non necessita di un riesame per la valutazione della sua sicurezza.
La soluzione Ogm - sostiene padre Albanese - equivale a dare ai “morti di fame” non reti per iniziare a pescare ma pesci, e questo crea dipendenza delle popolazioni più povere che mediamente destinano al fabbisogno alimentare l’80% del proprio reddito, e perciò non sono in grado di sostenere i rialzi dei prodotti base della dieta alimentare. Come quelli dei cereali che mediamente sono aumentati, a luglio 2012, del 45% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Per il mondo missionario la povertà non può essere intesa come fatalità ma é piuttosto un processo determinato di esclusione determinato dalle ineguaglianze. Il tema ha valenza etica, e auspica un superamento della deregulation che ha fatto disastri a tutte le latitudini, Italia compresa. Serve invece - conclude Albanese - un sistema globale di relazioni e di interdipendenze reciproche che tengano conto delle istanze della società civile che invoca la globalizzazione dei diritti”.
Intanto, l’Efsa boccia lo studio del ricercatore francese Jilles-Eric Seralini, che sosteneva la pericolosità del mais transgenico, confutato anche in Francia dall’Alto Consiglio delle Biotecnologie (Hcn): “gravi vizi di progettazione e metodologia nello studio - spiega l’Efsa - fanno sì che esso non soddisfi standard scientifici accettabili e che non ci sia necessità di riesaminare le precedenti valutazioni sulla sicurezza del mais geneticamente modificato Nk603”.
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