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Hot To Spend It / Il Sole 24 Ore

Bolle in salita … bere champagne e farlo sempre meglio. Se scegliere la bottiglia della vita è un gioco, sceglierne dieci è una sfida quasi impossibile. A condurla, tra 5.500 produttori e 10mila etichette, è Stefano Salis... Segnatevi la data: 1928. L’annata del secolo, a parere quasi unanime degli specialisti. Se vi dovesse capitare una bottiglia di champagne con quella data, non fatevela sfuggire. Ma i più raffinati vi diranno che si può fare meglio. Nella sua bibbia, A Scent of Champagne. 8000 Champagnes Tastai and Rated (Skyhorse Publishing, 77,26 euro su Amazon.it), Richard Juhlin, tra i più accreditati conoisseur del mondo delle bollicine francesi, fa un’altra scelta. “Sebbene il 1928 sia l’annata di riferimento per tutti, e ci siano ancora in giro bottiglie top quality di quell’anno, preferisco il 1921”. Non è un caso. Perché l’accordo non lo troverete mai tra chi apprezza e beve champagne per professione o per semplice passione, come noi. Dal 1900 al 2017, le annate che raggiungono le 5 stelle (il top) per Juhlin sono, oltre al 1928, il 1949, il 1959, il 61, 64 e 66 nella decade degli anni Sessanta, il 1976 e il 1979, il 1988, il 90 e il 96, e il 2008. E scegliere anche solo dieci bottiglie da non perdere nella vita è un gioco di società. Ma va fatto con serietà. Alessandro Scorsone, sommelier e consulente dei vini di Palazzo Chigi, ne fa una questione di gusto, di metodo e di vita vissuta. “Appena ti concentri per poterli dispone in fila, capisci che il compito è impossibile... Parlando del Re dei Vini e del Vino dei Re, ogni occasione di apertura di una bottiglia e la sua degustazione, vivono e fanno vivere un momento fatto di emozionalità che rimarrà unico”. Sul filo dei ricordi ecco spuntare, un Bruno Paillard Le Mesnil 1990, il Bollinger Vieilles Vignes Frainaises 2004 o un Krug Collection 1985 e poi, ancora, il Fleury Extra Brut 2002, il Laurent Perrier Alexandra 2004... Orientarsi tra 5.500 produttori e circa 10mila etichette in commercio può far girare la testa. C’è chi sceglierebbe per storia, o per... soldi! La storia e il fascino della singola bottiglia, accompagnati da una certa allegria di portafoglio forse vi potrebbero far puntare sul 1928. Nel 2009, una bottiglia di Krug stabilì il record all’asta: 15.900 dollari.
Record poi superato dalle famose “bottiglie degli abissi”: 168 bottiglie naufragate e ripescate al largo di un’isola finlandese, ancora bevibili, che fu battuta a 24mila euro. La bottiglia più costosa del mondo passata all’asta è anche la più antica conosciuta. Anche qui, storia di naufragi: una Veuve Clicquot del 1841 da 30mila euro. Ma i record sono fatti per essere battuti. E così, se siete il non plus ultra degli snob, provate a procurarvi un Dom Pérignon Rosé 1959. Annata mai commercializzata, prodotta in sole 306 bottiglie, ne andarono all’asta due nel 2008: l’anonimo compratore sborsò per entrambe 84mila dollari. Marco Chiesa, ambasciatore dello champagne in Italia (il Bureau du Champagne, l’ufficio che rappresenta in Italia la denominazione, ha celebrato i suoi 40 anni di attività con una sua lezione magistrale di degustazione), insiste sulle sinestesie che permettono questi grandi vini. “Non si può fare una graduatoria di merito, ma alcuni champagne, se vuoi conoscere lo champagne, sono da provare”. Parte da un Pol Roger 1914: “Se 5mila sterline vi sembran tante, provate a pensare che la vendemmia fu fatta sotto i bombardamenti tedeschi durante la prima guerra mondiale”. E poi, una piccola chicca. Il Laherte Frères “LES 7” (65 euro), “perché anche i neofiti sanno che le uve utilizzate sono Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay, ma non è sempre stato così e, ancora oggi, meno dell’1 per cento dei vigneti è composto da altri vitigni, come il Fromenteau, il Petit Meslier, l’Arbanne e il Pinot Blanc. Immaginate poi un singolo vigneto dove queste sette uve convivono, pure bio, per non farsi mancare nulla e abbiamo detto addio alla banalità”. Ci sono ancora un Charles Heidsieck Blanc des Millenaires 1995 (sui 150 euro) o un Cristal 2002 (200 euro). “Sarà anche banale, ma per capire il concetto di “completo” in champagne dovete scartare e stappare la mitica bottiglia trasparente. C’è dentro tutto: il cielo, la terra e il mare”. E, in compenso, ecco la sorpresa: Moét & Chandon Brut Imperial (30 euro). “Non si può capire lo champagne se non si assaggia il più venduto, che consiglio in versione magnum. Non è semplice produrre decine di milioni di bottiglie e venderle tutte (e non a buon mercato) se non si lavora ad altissimo livello. L’essenza dello champagne è nell’assemblare più di cento vini differenti per costruire uno stile che resta inconfondibile”. Forse il segreto più segreto è questo: iniziare a stappare e farlo sempre meglio. Poi si gioca alla miglior bottiglia di sempre. Un gioco in cui si esce sempre vincitori.

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