I “Millennials” (i nati tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila) stanno cambiando le regole del mercato di vino in Usa, n. 1 al mondo. Per una generazione che, per il “Canadian Wine Report”, nel 2012 ha pesato per il 25,7% dei consumi negli States, i vecchi canoni non valgono più. Qualche esempio? Stampa di settore, guru e guide varie contano poco o nulla, comandano i social network. L’immagine della classica bottiglia, poi, non è determinante: nel packaging contano innovazione, praticità e, soprattutto, sostenibilità ambientale. La fedeltà ad un brand o ad una tipologia non esiste. È la curiosità a guidare i giovani, che non solo vogliono provare vini sempre nuovi e da territori che non conosco, ma anche prodotti autentici, sui quali si informano in maniera approfondita, su internet. Le classiche occasioni di consumo, nei pasti o all’aperitivo, poi, sembrano già roba “da vecchi”: il vino è sempre più protagonista, tra i giovani, in feste, discoteche, situazioni informali e così via. Tendenze fotografate, tra gli altri, da un articolo di “Fox Business”, che ha intervistato leader dell’industria enoica Usa come Rowan Gormley, Ceo di Naked Wines, o Chris Fehrnstrom, chief marketing officer di Constellation Brands. Secondo il quale i Millenials sono il 30% dei “core drinkers”, quelli che bevono vino almeno una volta alla settimana ...
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