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I PREMIUM WINES (OLTRE 10 STERLINE) VANNO A RUBA NEL REGNO UNITO. LO DICE WINE & SPIRITS TRADE ASSOCIATION, CHE INDIVIDUA NEI VINI FRANCESI, SPAGNOLI E TEDESCHI I PROTAGONISTI DI QUESTO TREND. E LE ETICHETTRE TRICOLORI?

Italia
La Regina Elisabetta II

Il Regno Unito ha sete di grande vino, e le vendite dei “premium wines” (i vini venduti a più di 10 sterline), ad aprile, sono aumentate di un terzo (su aprile 2011), mentre la fascia 8-9 sterline è cresciuta del 22%, trainate, secondo una ricerca Nielsen per la “Wine & Spirits Trade Association”, dai vini di Borgogna, Spagna e Germania. Ed i vini italiani? Il mercato inglese rappresenta per le etichette tricolori il terzo paese importatore (3.142.157 ettolitri, +13% sul 2011, per un val ore di 517,358 milioni di euro +7,7% sul 2011, dati Federvini), una piazza importante quindi e anche un mercato particolarmente sensibile ai cambi di tendenza e alle mode enoiche, in questo senso, una fondamentale “antenna” sui futuri scenari del vino del Bel Paese, sempre più concentrato sull’export.

“Stiamo andando bene, abbiamo registrato un +7% di vendita sul 2011 in Gran Bretagna - spiega Valentina Argiolas marketing manager della griffe sarda - La crescita dei “premium wines” interessa però soprattutto Londra, dove si aprono nuovi locali, dai ristoranti ai wine-bar, grazie agli investitori russi, dove la ristorazione italiana è molto forte e dove si consumano bottiglie importanti. Poi ci saranno tra poco le Olimpiadi a dare un ulteriore scossone alla Gran Bretagna - conclude Argiolas - e la nostra azienda sarà fornitrice di Casa Italia”.

Si pone esattamente in questo trend positivo anche la griffe piemontese Chiarlo che ha in “Inghilterra un mercato importante, orientato molto sulla ristorazione e i wine-bar - spiega il marketing manager Alberto Chiarlo - dove il vino al bicchiere fa da traino al consumo di quello alla carta, determinando una crescita peri i nostri vini del 40% sul 2011”. Più scettico, invece, sulla capacità delle imminenti Olimpiadi di far aumentare i consumi di vino: “non dovrebbero incidere più di tanto sui consumi dei premium wine - afferma Chiarlo - e poi molti londinesi che di solito spendono in bottiglie importanti, lasceranno la città proprio durante i giochi”.

Evidentemente, c’è da tener conto quale canale distributivo le aziende privilegino e per Giuseppina Viglierchio, direttore commerciale Saiagricola “questa crescita dei “premium wines” non riguarda la grande distribuzione, dove concentriamo i nostri sforzi e dove, invece, se mai, c’è una tendenza al ribasso dei prezzi. Stiamo lavorando per entrare in modo più incisivo nel canale horeca, dove questo trend positivo è riscontrabile, in larga misura, per merito della forza dei brand”.

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