La food mania che impazza sui principali canali di comunicazione del presente ha riempito palinsesti, bacheche social e conversazioni da bar. La ritrovata passione per l’enogastronomia degli italiani è arrivata anche a spingere il pubblico dei millennials a impostare le proprie vacanze sulle esperienze gourmet.
Secondo l’analisi di Roberta Garibaldi, docente universitaria e autrice del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, infatti i Millennials sarebbero al 46% dei turisti enogastronomici. Nato tra il 1981 e il 1998, il turista Millennial è principalmente single/non sposato, più acculturato, ma con un attuale reddito disponibile più basso. Ricerca un viaggio che gli permetta di scoprire la cultura del territorio attraverso gli incontri e il cibo e quando si tratta di scegliere la destinazione di un viaggio enogastronomico.
Se da un lato le esperienze a tema enogastronomico più apprezzate dai Millennials corrispondono a quelle degli altri turisti, che si tratti di mangiare piatti tipici del luogo in un ristorante locale (87%) oppure visitare un mercato con prodotti del territorio (80%), dall’altro si denotano ampie differenze per molte scelte.
La socialità non è solo digitale, infatti il 62% dei millennials desiderano anche fare nuove conoscenze in locali molto frequentati, ovviamente con una tendenza a frequentare i festival dedicati al food.
Tra le tendenze più diffuse c’è sicuramente lo street food: acquistare cibo da un food truck è la quarta esperienza più desiderata.
Interesse anche per la cucina etnica, infatti l’esperienza in un ristorante di un’altra cultura è desiderata dal 79% dei millennials.
Anche il ristorante gourmet è un interesse primario per il 60% dei millennials. Cresce, inoltre l’interesse per i corsi di cucina, i viaggi enogastronomici on the road.
“Sempre più in viaggio e con sempre maggior capacità di spesa, i Millennials vivono il viaggio non solamente come una gratificazione, ma anche come un mezzo per crescere sia lavorativamente sia culturalmente”, commenta Roberta Garibaldi. “Osservare e analizzare questo segmento, che si pone con tale vivacità sul mercato, e le sue esigenze potrebbe aiutare a prevedere le future tendenze del turismo enogastronomico”, conclude.
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