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Calici in alto - Toscana: l’aretino cresce grazie al Sangiovese ... Sarà una coincidenza, ma sta di fatto che se il Piemonte ha tirato fuori dal cilindro una rinnovata Barbera e ha qualificato molto il Dolcetto per affiancarli ai celebratissimi Barbaresco e Barolo (attenzione ora molti parlano più genericamente di Nebbiolo per avere più chances sul mercato dei vini di pronta beva), la Toscana che per prima ha varato i Supertuscan impiantando Cabernet Sauvignon, Merlot e da ultimo Syrah (ma è venuto il tempo anche del Petit Verdot), ora scopre la forza del suo vitigno: il Sangiovese. E proprio sulle ali di un rinvigorito sangiovese si affermano anche nuove zone viticole. E’ il caso dell’aretino che su queste pagine già abbiamo frequentato. Masnaghetti nella neonata guida dell’Espresso ai vini d’Italia premia il Borro dei Ferragamo, vino che nasce sulla Valdarno ma che col sangiovese non c’entra. Noi abbiamo scoperto un’altra creatura di Carlo Ferrini: il Crognolo, sangiovese in purezza, che viene dalla Tenuta Setteponti (Terranova Bracciolini: 055/977443) nella quale Antonio Moretti imprenditore della moda profonde con ottimi risultati (buono anche l’Oreno bland di cabernet, merlot e sangiovese) risorse e passione. Abbiamo preso il Crognolo ad esempioper dire che in tutto l’aretino – pur con marcate differenze di terroir – il ritorno al sangiovese e ad uvaggi tradizionali con lanaiolo e colorino ha prodotto bottiglie molto interessanti. Complesse, marcatamente tanniche e con pronunciata mora e viola. Che si sposano con carni rosse, maiale e zuppe solide.

Le aziende: Borghini Baldovinetti (San Fabiano), Cantina Valdarnese (Terranuova Bracciolini), Guerrini (Pergine), La Pevuccia (Castiglione Fiorentino), Mantellini (Terranuova Bracciolini), Marini (Castiglion Fibocchi).