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I Viaggi Di Repubblica

Calici in alto - Lombardia: Sforzato, l’altro Nebbiolo ... E’ un vino prezioso quello di cui ci occupiamo questa settimana. Prezioso per almeno tre motivi: perché nasce da uno dei vitigni autoctoni più nobili, perché è frutto di un’antichissima tradizione, perché per ottenerlo si pratica una “viticoltura eroica”. Fatta cioè di molti sudori e di scarsissima produzione. I più esperti avranno già “annusato” che stiamo parlando di un vino di montagna. Adesso basta dire che si produce in Valtellina ed ecco che il risultato del nostro piccolo rebus enoico è a portata di labbra: stiamo parlando dello Sforzato. O per dirlo in slang valtellinese dello Sfurzat. E’ un vino antico che però negli ultimi dieci anni ha conquistato nuovo mercato e nuova attenzione in forza di quella sua grande pienezza, di una naturale rotondità che però non va a discapito dell’austerità. E’ insomma un internazionale italianissimo. Nasce infatti da uve Chiavennasca, che è poi un altro modo di chiamare il Nebbiolo. Ha una strettissima area di produzione nei dintorni di Tirano e l’uva si avvantaggia delle arie fresche di montagna e delle notevolissime escursioni termiche che amplificano i sentori e il bouquet. Le uve vengono surmaturate (raccolte a fine ottobre) poi messe ad appassire e talvolta si arriva alla vinificazione alle soglie di marzo. Il risultato è sorprendente: si hanno tannini presenti e dolci, una concentrazione notevolissima, polifenoli e antociani da fare invidia a bottiglie meridionali. E’ vino rosso da grande cucina. Insuperabile col Bitto.

Le aziende: Angelo Rainoldi (Chiuso), Conti Sertoli Salis (Tirano), Triacca (Villa di Torano), Sandro Fay (Teglio) ...

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