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I Viaggi Di Repubblica

Calici in alto - Emilia Romagna: Sangiovese, rosso in crescita ... Si potrebbe discutere una vita, e forse non basterebbe, se il sangiovese sia migrato dall’Etruria sull’Adriatico o viceversa. Fonti autorevoli attestano che il vitigno è originario della Toscana centrale e che a portarlo in Romagna furono probabilmente i Medici quando edificarono la Terra del Sole (città ideale, in realtà prigione di quei tempi). Ma ai romagnoli questa versione pare un po’ troppo filo-tirrenica. Sta di fatto che il “sanzvez” ha innervato di sé tutta la cultura e il consumo enoico della Romagna trovando patria d’elezione nelle colline attorno a Predappio e luoghi di consumo nella Ca’ de Bé, nella Ca’ de Sanzvez e nei vini del Passatore, circuito promozionale a cui ha lavorato negli anni ’70 Vanni Dolcini. Ma il Sangiovese di Romagna, ammannito in alternativa all’Albana, per le frotte di turisti teutonici nelle spiagge romagnole aveva finito per essere un vino da consumo. Poi agli inizi degli anni ’90 la svolta. (Se ne parlerà il 5 aprile in un convegno a Villa Pandolfa dove si discute di vino, di Romagna e di turismo). Ad imitazioni dei toscani che del sangiovese hanno fatto un vino mondiale, i romagnoli hanno cominciato a coltivare in collina, ad abbassare le rese, a vinificare controllando le fermentazioni, facendo rimontaggi e usando piccoli legni. Così l’altro sangiovese è cresciuto, e sta ancora crescendo, e oggi è un vno elegante, di struttura che si differenzia dai toscani forse per un’acidità un po’ elevata e minor lunghezza di gusto. Da cucina spessa, perfetto col castrato.

Le aziende

La Zerbina (Faenza), Drei Donà (Forlì), Villa Pandolfa (Predappio), Casetto Mandorli (Predappio).

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