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I Viaggi Di Repubblica

Il Brunello fatto ad arte – Si ricorderanno ancora i toscani, in Chianti, che piangono sul vino versato di Sergio Manetti? Del suo Pergole Torte che diventava oggetto di culto per la bontà eccelsa di quel sangiovese e per le etichette capolavoro? Si ricorderanno che predicava che il vino è arte viva? Lo speriamo anche se non si vedono celebrazioni. Torna in mente Manetti perché c’è un altro toscano che gli somiglia. Il precorso suo è inverso, ma il risultato uguale. Si chiama Sandro Chia ed è uno dei pittori contemporanei più celebrati. Eppure oggi la sua vena espressiva la riversa nel Brunello che produce nel suo Castello del Romitorio e lo veste con l’arte sua, con i suoi struggenti, evocativi, forti, nobili e affascinanti quadri. In tutto somiglianti al Brunello di Chia. Ora che ha esplorato anche il territorio della Maremma (prossima a Montalcino che la traguarda di fondo alla splendida Valdorcia) ha chiesto a Mimmo Paladino di firmare l’etichetta del Morellino. Bissando i capolavori. Se ragioniamo dell’arte di Sandro Chia dobbiamo ragionare di un grande, ugualmente se ragioniamo del suo Brunello. Che lui produce con un ulteriore atto di creazione, in quel Romitorio arcigno che con la moglie Marella Caracciolo ha ingentiliti, calligraficamente restaurato, artisticamente abbellito. E’ il suo laboratorio: è un luogo d’ingegno e un’azienda vinicola di primo ordine. Produce 150mila bottiglie, il 70 per cento va all’estero. A portare il sapore della nostra terra, il sogno di un artista che s’è fatto vino.

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