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I Viaggi Di Repubblica

Aristocratica e austera … I terreni dell’azienda sono ideali per il Sangiovese ed il Merlot. La cantina ha qualcosa di religioso, invita al silenzio, alla meditazione. Il ritmo giusto per quello che per gli esperti è un rito: una verticale, una degustazione delle annate dal 1993 al 2002, che ripercorre i dieci anni di Luce della Vite, l’azienda dei Marchesi de’ Frescobaldi vicino a Montalcino. Tra i 350 e i 420 metri di altezza, è una delle tenute più elevate della zona, con una vista che spazia dal monte Amiata fino in Maremma. Il terreno è ricco di galestro, ben drenato e povero di sostanze organiche, ideale per il Sangiovese. Più in basso invece, la maggior presenza di argilla è la casa ideale per il Merlot. Dall’incontro di questi due vitigni e dall’alleanza con Robert Mondavi della celebre famiglia di produttori americani, è nato luce, il primo “supertuscan con questo uvaggio. L’annata 2001 ha preso 91 punti dall’autorevole mensile americano Wine Spectator. In Lucente, altra etichetta dell’azienda, subentra al blend anche il Cabernet Sauvignon. Oggi la partecipazione dei Mondavi è puramente finanziaria, ma l’azienda, in completo stile italiano, ha comunque una vocazione internazionale. Il 50% della produzione prende la via degli Usa. Il 20% è per l’Italia, e il resto per l’Europa, soprattutto la Gran Bretagna, un mercato importante: al pranzo di nozze di Carlo d’Inghilterra e Camilla l’olio e il vino erano etichetta Marchesi de’ Frescobaldi, e loro Vittorio e Bona, gli unici nobili italiani invitati al ricevimento. Aristocratica, austera anche la cantina: minimalista,con le calde barrique di legno che fanno da contraltare alle colonne stilizzate, al cemento a nudo, agli scaffali in metallo. Una scelta dell’architetto Piero Sartogo, che ha realizzato l’ambasciata italiana a Washington ma che già nel 1988 si cimentava con gli edifici intelligenti per le telecomunicazioni.


Lamberto Frescobaldi - L’identità del prodotto …

Il nostro vino è nato come un vino serio, un poco chiuso, molto toscano, niente affatto ruffiano. Ma i gusti dei consumatori negli ultimi anni si sono evoluti, e noi li abbiamo assecondati, passando da una maggiore severità ad un vino un po’ più rotondo, più suadente. Questo anche con il lavoro nei vigneti, riducendo le rese, cosa che rende le uve più sane, i tannini più maturi. Vini più suadenti, di maggior impatto, ma senza perdere l’identità di ciascun prodotto. Oggi si beve meno, si beve a bicchiere, ma quel bicchiere deve lasciare il segno, restare impresso. Lo sforzo da qui ai prossimi dieci anni è riuscire a mantenere ben forte l’identità di ciascun prodotto, riuscire a far capire non solo quello che c’è dentro al bicchiere, ma quello che c’è attorno, la specificità del territorio.

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