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I Viaggi Di Repubblica

Il gigante del vino. Il gruppo Cavit produce il 70 per cento delle bottiglie del Trentino ... “Sta per scoppiare la moda del tappo a vite”. Quando l’ha detto, un anno fa ad “Affari & Finanza - La Repubblica”, ha rischiato di essere preso per pazzo. Oggi, uno dei principali forum sul settore enologico ha come tema centrale proprio questa tendenza, confermata dall’arrivo sul mercato di bottiglie con il tappo a vite. Giacinto Giacomini, direttore generale di Cavit, tra i primi gruppi vitivinicoli italiani, può ben dire che il suo è un osservatorio privilegiato per intuire con anticipo gli stili emergenti. Soprattutto quelli del “lusso di massa”, che arrivano dagli Usa, dove questa cooperativa di cooperative mette a segno una grossa fetta del suo export.
Quattordici cantine sociali, 5.400 viticoltori, disseminati tra la Valle dei Laghi, la Vallagarina e la Valle dell’Adige, il Campo Rotaliano e la Valle di Cembra. Microzone dei climi e terreni profondamente differenti: mediterraneo, alpino, subcontinentale. Diversi come tante e diverse sono le etichette di questo gigante che, grazie alla capacità di fare network produce il 70% del vino del Trentino, avvalendosi delle più moderne tecnologie.
Territorio e hi-tech, vitigni autoctoni e avanzate pratiche di cantina: un modello di business che può contare sui più sofisticati sensori per l’analisi del vino, utilizzati in tandem con l’Istituto di San Michele all’Adige, fucina di cervelli dell’enologia italiana. Con questo istituto Cavit ha messo in piedi il progetto “Il Maso” per l’individuazione di ecosistemi particolarmente favorevoli e l’utilizzo di vitigni di particolare pregio per la realizzazione di vini di altissima qualità, prodotti solo nelle annate migliori. Come il Trentino superiore rosso Maso Toresella, uvaggio di Cabernet sauvignon, Cabernet franc e Merlot, dai vigneti sul Lago di Toblino. Tra i fuoriclasse del gruppo, lo spumante Altemasi Riserva Graal, un metodo classico con 30% di Pinot Nero e 70% di Chardonnay.

La parola all’enologo - “Tecnologia d’avanguardia” ...
“Sì, molti appezzamenti sono coltivati con il sistema della pergola, tipica del Trentino. Ma dove il territorio lo consente, l’esposizione, i produttori stanno passando a nuove forme di allevamento della vite. Tanti piccoli produttori e un insieme di microclimi molto diversi tra loro hanno favorito la coltivazione di un’ampia tipologia di uve pregiate e i nostri associati possono avvalersi di macchinari altamente sofisticati per il controllo continuo del vino. Macchinari d’avanguardia che utiliziamo con la collaborazione degli esperti dell’Istituto San Michele all’Adige. I controlli vengono poi perfezionati da un’attenta analisi sensoriale, sulla quale il gruppo ha investito per avere un panel di esperti scelti tra i dipendenti, dopo varie prove: giudici che effettuano analisi organolettiche di vini e spumanti. Nella sala hi-tech dedicata”.
Anselmo Martini - enologo
Autore: Paola Jadeluca

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