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I Viaggi Di Repubblica

Il vino che canta ... Il folk singer Bob Dylan, la star Madonna, Sting, Mick Kucknall dei Simply Red e in Italia Ron, Pino Daniele, Albano, Zucchero e Omar Pedrini, leader dei Timoria. Tutti produttori: per gioco, per business e anche per piacere... In dieci anni avrò seguito almeno 120 suoi concerti. Poi 4 anni fa, ho avuto modo di conoscere il suo batterista così ho pensato di regalargli alcune bottiglie di Vision of J, etichetta che avevo proprio dedicato alla canzone di Bob Dylan, Vision of Johanna. Bob Dylan le ha viste e poi mi ha fatto contattare per chiedermi se volevo produrre un vino per lui". Antonio Terni, 55 anni, una laurea in ingegneria nucleare alla Statale di Milano messa in soffitta per tornare a fare il viticoltore, è il titolare della Fattoria Le Terrazze di Numana, provincia di Ancona, dove si produce Planet Waves, il vino firmato da Bob Dylan.
Dylan ne vuole solo 60 bottiglie l'anno, il resto lo lascia ad Antonio e alla moglie Giorgina, che hanno una delle cantine di punta del Marcheshire, come è stata ribattezzata dal New York Times questa terra incontaminata di Rosso Conero e Rosso Piceno, di Verdicchio, Pecorino Offida e di Lacrima di Morra, considerata la nuova frontiera della qualità della vita, dove artisti e star internazionali dello spettacolo e della cultura sono venuti a venire. Planet Waves è un blend di Montepulciano, vitigno tipico della zona, e di Merlot. Non costa neanche tanto, il problema è trovarlo, visto che La Fattoria Le Terrazze, regolarmente presa d'assalto al Vinitaly, ne produce veramente poco.
Da Madonna a Francis Ford Coppola, sono tante le superstar dello spettacolo e dei media che hanno scoperto la vigna. Quello che colpisce è che molti abbiano scelto proprio l'Italia per riappropriarsi dei ritmi della vita naturale. "E' per il modo di essere della gente, la buona cucina e, ovviamente, per la potenzialità del territorio di dare vita a grandi vini", racconta a Repubblica Richard Parsone, amministratore delegato di Time Warner, uno degli uomini più influenti della comunità finanziaria internazionale. Sempre in giro per affari con il suo jet privato, di tempo libero non ne ha molto. Ma giunto alle soglie dei 60 ha seguito il consiglio di sua moglie, cercarsi un hobby. "Ho cominciato a guardare fuori dal lavoro per trovare qualcosa di appassionante e da far crescere". L'ha trovato a Montalcino, dove ha comprato la tenuta Il Palazzone e produce un Brunello premiati da Wine Spectator, bibbia dell'enologia mondiale che si trova in ristoranti esclusivi come Scalini Fedeli a New York e Spago a Las Vegas.
A fine febbraio, nel corso di Benvenuto Brunello, è uscito il suo nuovo supertuscan, Lorenzo e Isabella, un blend di cabernet, sangiovese e petit verdot dedicato ai suoi genitori. Ha risanato le sorti di uno dei giganti mediatici del paese e già si parla di lui come del futuro sindaco di New York. Ma in jeans e berretto da baseball in testa, seduto alla Fiaschetteria, la storica enoteca di Montalcino "Mr Warner Brothers", come chiamano qui questo gigante di oltre 1.90 di altezza, sembra un tranquillo turista quando, in autunno e in primavera, dall'aeroporto di Perugia si precipita in questa zona. Beviamo tutto quello che possiamo e vendiamo il resto, è il motto di Parsons e sua moglie Laura: "La tenuta è anche un business - racconta - e sono fiero di vendere i miei vini in Italia e negli Usa".
È un Chianti aretino, sempre a base di sangiovese, I Serrestori, il vino che produce Sting a Figline Valdarno, a una ventina di chilometri a sud di Firenze. Quaranta ettari vitati accanto a un'immensa tenuta con una foresta, ulivi, e un palazzo d'epoca dove ha uno dei suoi studi di registrazione. Qui ama realizzare cene gourmand a base dei suoi vini e prodotti del territorio per ospiti come Luciano Pavarotti, Guy Ritchie e Madonna, anche lei produttrice di un vino da collezione "Confessions" prodotto nella Ciccone Vineyard, la tenuta di famiglia negli Usa.
"Non voglio fare business, è solo ed esclusivamente un hobby, l'amore per i prodotti della terra e della cultura contadina che mi ha insegnato Luigi Veronelli", racconta Omar Pedrini. Il leader dei Timoria, due dischi d'argento con Viaggio senza tempo e El topo grand hotel, produce olio e vino Sangiovese, quest'anno anche Merlot, nella tenuta comprata da suo padre 30 anni fa a Cetona, in provincia di Siena. La Zuccherina, questa l'etichetta dei suoi prodotti che non vende, ma regala agli amici. Nato a Brescia, terra di bollicine Franciacorta, Omar non perde un Vinitaly. Ma non con un suo stand. Come un normale visitatore, degusta qua e là, a caccia di nuove chicche, nuovi produttori da scoprire.
Fra i primi cantanti a legare il proprio nome al vino è stato Al Bano Carrisi che nell'omonima tenuta di famiglia a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, ha lanciato prima Felicità, con la ex moglie Romina Power, poi Platone, etichette da Oscar. Pioniere, ha fatto da traino per la Puglia che un tempo vendeva vino da taglio per i grandi Amaroni del nord, oggi fa etichette di livello internazionale.
Ancora più a sud, a Sant'Alfio sotto l'Etna, contribuisce alla fama mondiale dei vitigni autoctoni siciliani Mick Kucknall, dei Simply Red, che produce il Cantante, nero d'Avola in purezza, e l'Etna Red, uvaggio di nerello mescalese e nerello cappuccio.
Fracent'anni, ispirata a una delle sue canzoni più famose, è la linea di vini che produce Ron nel l'Oltrepò Pavese, dove vive. Un rosso, uvaggio di cabernet, bonaria, barbera e uva rara e un pinot nero vinificato in bianco, che esaltano tutta la tradizione della sua terra di origine e che sono in vendita anche online sul suo sito. "Il vino come la musica migliora gli umori e accende la fantasia", ama ripetere.
Blues e campagna evoca il nome Lunisiana Soul, mix di Lunigiana e Luisiana, il buen ritiro di Zucchero. Il cantante emiliano nella terra del Luni, angolo di Toscana dove vive con la sua compagna e suo figlio Blue, tra galline, mucche, pavoni, pecore, cavalli e asini ha costruito il suo buenritiro. Qui produce formaggi e vino. E registra anche i suoi Cd.

Il grande amore di Sting per la Toscana...
Nato a Wallsend, nella periferia a nord di Newcastle-upon-Tyne in Inghilterra, da Audrey, una parrucchiera, ed Eric, un lattaio di origini irlandesi, Sting, rockstar di indubbia fama, attore e film-maker, ha scelto la Toscana come luogo per abitare e per comporre le sue canzoni. Non solo. Ha scelto la Toscana anche per produrre vino, un Chianti aretino, sempre a base di Sangiovese: “I Serrestori”. Si chiama così il vino che produce a Figline Valdarno, a una ventina di chilometri a sud di Firenze. Quaranta ettari vitati accanto a un’immensa tenuta con una foresta, ulivi, e un palazzo d’epoca dove ha uno dei suoi studi di registrazione. Il suo ultimo disco è Songs from the Labyrinth, con musiche del famoso liutista John Dowland. In questa opera riscopre il liuto e lascia un segno di novità nel mondo della canzone. Sembra l’inevitabile risultato di chi vive in una terra ricca di spunti artistici. In un’intervista di qualche anno fa, Sting (il cui vero nome è Gordon Matthew Summer), dichiarò che “il vino è come la musica... ho una vera passione per l’Italia e i vini italiani”. Disse anche che il suo “I Serrestori” avrebbe richiesto tempo e pazienza per diventare “top of the range”, e ha avuto ragione.

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