È fondamentale capire che gli agricoltori hanno un ruolo sociale che persegue il bene comune, e che è nell’interesse collettivo che possano continuare a lavorare e agire positivamente sul territorio: lo spopolamento delle aree interne, l’abbandono delle attività agricole e il conseguente aumento del rischio di dissesto idrogeologico è un problema che tocca tutti, anche chi vive in città. Un’alleanza tra istituzioni, agricoltori e cittadini è quindi nell’interesse di tutti: lo sostiene la Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), che lancia la campagna “Vignaioli custodi del territorio”, con una raccolta firme, sia attraverso banchetti nelle cantine e nei mercati, sia su change.org, per sostenere e sollecitare il disegno di legge, già al vaglio del Parlamento, per il riconoscimento della figura dell’agricoltore come “sentinella”. La campagna durerà da oggi a metà aprile, quando, a Vinitaly, verranno resi pubblici i risultati della raccolta firme.
“Abbiamo deciso di organizzare una raccolta firme perché vogliamo coinvolgere i cittadini, tutti, non solo quelli che abitano le zone rurali - spiega Lorenzo Cesconi, presidente Fivi - in molti territori, soprattutto i più estremi, lì dove altre attività agricole sono scomparse, i vignaioli sono rimasti. Ogni giorno, con il loro lavoro, contribuiscono a disegnare il paesaggio rurale e a rendere il territorio più solido”.
Nel 1961, le aziende agricole italiane coltivavano e custodivano 270.000 chilometri quadrati di territorio italiano. Nel 2010, questa superficie si era ridotta di oltre un terzo, passando a 170.000 chilometri quadrati: in alcune regioni, il crollo è stato superiore al 50%. Nel 2021, il Censimento Agricolo n. 7 ha rilevato un’ulteriore diminuzione, scendendo sotto quota 165.000 chilometri quadrati. In questi decenni, il territorio abbandonato dalle aziende agricole non è stato preso in consegna da nessun altro. I risultati in termini di degrado paesaggistico e di rischio idrogeologico sono davanti agli occhi di tutti: gli eventi climatici estremi che nel 2023 hanno colpito l’Italia - con un aumento del 22% rispetto all’anno precedente - hanno contribuito a rendere ancora più evidente quanto un territorio abbandonato e non custodito sia più vulnerabile e fragile.
I Vignaioli Indipendenti (Fivi), ovvero le aziende vitivinicole che seguono in prima persona tutta la filiera della produzione del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla vendita, sono tra i soggetti agricoli più radicati sul territorio, perché del territorio non possono fare a meno: con esso hanno un rapporto profondo, basato su una conoscenza che spesso si tramanda da generazioni. Questo perché il territorio non è solo una denominazione sull’etichetta delle loro bottiglie, ma è l’elemento che contribuisce a definire il carattere, l’unicità e l'autenticità dei loro vini.
“Pensiamo alle migliaia di chilometri di muri a secco e di terrazzamenti che caratterizzano le aree di versante di moltissimi territori italiani, ma pensiamo anche alle minute azioni di prevenzione che l’attività agricola naturalmente realizza, nel suo operare quotidiano - continua Lorenzo Cesconi - non sempre però tali azioni sono valorizzate: talvolta non sono nemmeno permesse. Per questo motivo è importante che il Parlamento legiferi per riconoscere i vignaioli e gli agricoltori in generale come custodi del territorio, e che le Regioni diano rapida attuazione alla legge”.
Attualmente sono in esame alla Camera dei Deputati i disegni di legge “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio e per l’istituzione della Giornata nazionale dell’agricoltura” e “Riconoscimento della figura dell’agricoltore e dell’allevatore custodi dell’ambiente e del territorio e delega al governo per la tutela e la promozione dell’attività da essi svolta”: Fivi ne condivide i contenuti e ne sostiene l’approvazione, ringraziando i firmatari e i presidenti delle Commissioni per lo sforzo in atto. Non solo: una volta approvata la legge, Fivi sollecita tutti i Consigli Regionali ad adottare il testo nazionale attraverso un processo partecipativo di tutti gli attori del mondo agricolo, in modo che la figura dell’agricoltore custode del territorio non rimanga solo un’enunciazione formale ma possa realizzarsi concretamente: fondamentale in questo senso sarà la garanzia di processi burocratici snelli, che non scoraggino l’iniziativa degli agricoltori, e di adeguate formazioni per garantire un quadro di intervento coerente sul territorio.
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