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Da Winenews del 12 ottobre scorso, http://www.winenews.it: “Non bastava la crisi del vino, adesso arriva anche quella dell'editoria enogastronomica: l'allarme lanciato dall'onorevole Claudio Franci dei Ds, eletto nella circoscrizione di Siena e primo firmatario di una mozione indirizzata alla Camera dei Deputati nella quale chiede misure urgenti e invoca un monitoraggio sulla situazione dell'editoria specializzata. Una sorta di riconoscimento dello stato di crisi per un settore che, secondo le stime, conta quasi 400 testate, e che negli ultimi tempi registra un calo diffuso della pubblicità e dei lettori”. Non solo questo però: “Il problema interessa i grandi come i piccoli - spiega preoccupato Paolo Benvenuti, direttore delle Città del vino a cui fa capo la rivista Terre del Vino - mina la sopravvivenza delle testate specializzate e con esse la capacità di comunicare al grande pubblico la cultura del vino e del cibo. Al tempo stesso quasi tutti i giornali italiani (escluso La Stampa e Il Sole 24 Ore) hanno dimesso la pagine dedicata all'agricoltura o l'hanno fortemente ridimensionata, ultimo, in ordine di tempo, il Corriere della Sera”. Verissimo, ma sarebbe carino segnalare anche un altro fenomeno, di segno positivo, il fatto che tanti quotidiani abbiano aperto le loro pagine alla gola, scelte fatte da giornalisti e non da uffici stampa, marketing o markette. Che in fondo è quello che poi auspica il deputato senese lasciandomi perplesso. Se c’è una situazione che è nemica della libertà di pensiero di chi scrive è il dover dipendere dal contributo della stato, basta aprire i giornali di partito e vedere che sono il trionfo del signorsì e del grigiore. E poi in un settore popolato da quasi 400 testate (è più difficile elencarne la metà, tutte è impossibile, che azzeccare cinque numeri al lotto), quante sono davvero importanti? Già se mi dicono trenta mi metto a ridere. Quante reggono l’edicola e quante invece esistono solo per dare voce a interessi locali di consorzi e piccoli o grandi poteri di produttori e onorevoli? Non è che forse sarebbe il caso di farle meglio? Magari qualcuno le acquisterebbe per davvero, senza aspettarle gratis per sfogliarle e sovente cestinarle sbadigliando.
Autore: Paolo Marchi

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