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IL 13% DEL TOTALE DEGLI OCCUPATI IN AGRICOLTURA SONO IMMIGRATI: EMERGE DAL RAPPORTO INEA “GLI IMMIGRATI NELL’AGRICOLTURA ITALIANA”

Il 13% del totale degli occupati agricoli in Italia proviene da Paesi extracomunitari, per un totale di 116.000 persone. Un fenomeno dalle dimensioni significative, con un trend in costante crescita, che sarà oggetto del Rapporto Inea dal titolo “Gli immigrati nell’agricoltura italiana”, in uscita in autunno. Nell’indagine vengono approfondite le questioni sociali e i rapporti esistenti fra immigrazione e lavoro, il tutto utilizzando fonti ufficiali (Istat, Ministeri dell’Interno e del Lavoro, Inps e Centri per l’impiego), ma anche voci sul campo, per dare spazio all’aspetto qualitativo del fenomeno migratorio. L’obiettivo è avere una fotografia il più possibile vicina a una realtà, la cui definizione risulta difficile per le sacche di irregolarità, che per tradizione connotano il fenomeno dell’immigrazione in agricoltura.

La pubblicazione, che si inserisce all’interno del progetto di ricerca coordinato dalla responsabile Manuela Cicerchia, ha “il preciso scopo di valorizzare l’indagine sull’impiego degli immigrati in agricoltura, in Italia, che l’Inea svolge annualmente ormai da vent’anni ed i cui risultati vengono regolarmente pubblicati nel capitolo dedicato al lavoro in agricoltura dell’Annuario Inea”.

Si tratta, come ormai di condivisa consapevolezza, spiega il presidente Lino Carlo Rava, “di un fenomeno dalle dimensioni significative, con un trend di crescita costante. A titolo indicativo, l’indagine Inea relativa al 2008, in corso di ultimazione, evidenzia che sono impegnati nell’agricoltura nazionale oltre 116.000 cittadini provenienti da Paesi extracomunitari, pari al 13% del totale degli occupati agricoli rilevati dall’Istat”.

Il Rapporto approfondisce tematiche strettamente legate al fenomeno migratorio quali: questioni sociali, rapporti esistenti fra immigrazione e lavoro in agricoltura. L’originalità è assicurata dall’utilizzo di fonti ufficiali quali, Istat, Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro, Inps e Centri per l’impiego, che forniscono il dato quantitativo, e da interviste a testimoni di qualità (funzionari e rappresentanti di organizzazioni professionali; istituzioni regionali, provinciali e locali; organizzazioni sindacali; organismi di assistenza e solidarietà; imprenditori ed extracomunitari stessi), le quali, dando voce all’aspetto qualitativo del fenomeno migratorio, fanno sì che la stima che ne deriva possa essere sempre più vicina ad una realtà la cui definizione risulta difficile a causa delle sacche di irregolarità che da sempre tale fenomeno trascina con sé.

Il Rapporto si conclude con un significativo approfondimento regionale di tre aree nazionali rappresentate per il Nord dal Piemonte, per il Centro dalla Toscana e, per il Sud, dalla Puglia e dalla Calabria. Dal confronto di queste quattro regioni, diverse per vari aspetti, (la posizione geografica, la specializzazione colturale ed una tradizione più o meno datata nel rapporto costante con il fenomeno migratorio), emerge un aspetto che le accomuna, ossia, la necessità per il settore agricolo di ricorrere alla manodopera immigrata, soprattutto nelle fasi di raccolta, in un contesto di complementarietà con la manodopera locale.

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